Crisi morale ed operativa vista dall’interno delle banche

Nonostante la componente ciclica, gli squilibri internazionali dei saldi delle partite correnti ed il rialzo delle materie prime, la crisi attuale è stata dovuta allo scoppio della bolla dei derivati, che ha drammaticamente fatto emergere le numerose carenze del settore finanziario ed il problema del moral hazard, ovvero il rischio che può portare gli individui a perseguire i propri interessi a spese della controparte, identificata per i manager anche nelle stesse aziende gestite; “la crisi attuale non è solo finanziaria ma soprattutto morale, vi è stata una vendita di debito senza controlli, e le attuali vicende del caso Madoff sono la dimostrazione di quanto sia rilevante la componente morale nella crisi in corso”.

Gli investitori non istituzionali hanno scarsa conoscenza ed interesse per le problematiche interne di risk management (gestione e controllo del rischio) e audit & compliance (conformità dell’operato alle normative esterne e alle procedure interne), mentre gli istituzionali hanno difficoltà a giudicare la qualità delle procedure degli altri operatori, ma le carenze di questi uffici hanno portato all’amplificarsi della crisi.
Nello specifico i problemi di liquidità del sistema bancario con il tasso Euribor, calcolato sulla base dei crediti che si concedono gli istituti nell’area euro, che a partire dal 2007 è stato ampiamente al di sopra dei tassi a breve fissati dal policy maker, sono stati dovuti a carenze del risk management, “gli istituti con un buon risk management sono riusciti ad evitare i problemi maggiori, il punto cruciale infatti non è l’entità del debito, ma piuttosto la sua criticità, le banche sono timorose a prestarsi i soldi perché è difficile valutare lo stato della controparte, questo senza dubbio ha minato la fiducia del settore”.
Il problema dell’audit/compliance non è tanto la scarsa attenzione rivolta all’ufficio, negli ultimi anni ampiamente rivalutato dall’introduzione di nuove normative, non ultima la Mifid, ma sembra piuttosto essere lo scarso legame presente con le funzioni operative che dovrebbe vigilare, privilegiando la forma alla sostanza delle cose, “il tema del compliance ha un ruolo fondamentale nella gestione degli istituti e richiede l’attribuzione di adeguate risorse”.

E’ ancora aperto il dibattito sulle responsabilità avute dalle autorità di vigilanza, nel non aver saputo prevenire o comunque arginare una crisi che ha messo le fondamenta negli ultimi cinque anni; nella testimonianza di [p]Henry Markopolos[/p], davanti alla commissione del congresso Usa per lo scandalo Madoff, è emerso un quadro desolante sullo stato di competenza e conoscenza del mercato, da parte dei diversi organismi di vigilanza, carenze che sono presenti anche in Europa, per questo si sta cercando di riformare il settore, attribuendo alla Banca Centrale Europea i compiti di vigilanza, attualmente assegnati alle singole autorità nazionali; “le autorità di vigilanza non sono riuscite a cogliere pienamente il processo di innovazione finanziaria, e non dispongono di una completa visione del mercato“.
La problematica non è solo di natura normativa, in quanto per definizione l’ordinamento giuridico arriva sempre in ritardo, disciplinando fattispecie reali e non in divenire, ed inoltre i flussi informativi attualmente diretti alle autorità sono sia di natura quantitativa che qualitativa, elemento che permetterebbe una corretta ricostruzione delle realtà finanziarie, ma il punto cruciale è la conoscenza del mercato e della prassi bancaria, da parte del personale che compone le autorità di vigilanza. Quest’ultimo infatti non proviene dal settore finanziario, ma viene assunto dai diversi enti di controllo appena conclusa l’università, una prassi che crea senza dubbio un forte gap tra il settore bancario e le autorità di vigilanza, per di più composto da personale di estrazione giuridico-economica, piuttosto che finanziaria-bancaria.
La problematica coinvolge in maniera secondaria l’Italia, ma in generale tutte le economie di mercato, comprese quelle tradizionalmente più attente al rispetto delle regole “il caso relativo alla scalata di Volkswagen da parte di Porsche in Germania, evidenzia la necessità di trovare regole comuni, che possano portare ad una migliore trasparenza e vigilanza di mercato, a vantaggio di tutti gli operatori”.  

La crisi sembra aver portato ad una maggiore attenzione alle funzioni di audit/compliance e risk management, così come alle autorità di vigilanza, ma nello specifico i problemi che hanno favorito lo scoppio della crisi non sono stati risolti; il problema infatti è più culturale, piuttosto che normativo o procedurale, per questo saranno necessari diversi anni, per una completa risoluzione.

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