Jackfly, si ricomincia

JACKFLY (54a  Puntata)
Milano, sede Nattan Bank
Ore 15.24 del 22 settembre

«Allora, oggi ha ricevuto un’ispezione, ingegner La Mosca?»
Chi parla è l’avvocato Sturli. Non ti sei ancora seduto davanti a Giorgio Salutti, al tuo solito posto davanti alla sua scrivania-pista di hockey su ghiaccio, che Sturli, senza neanche salutarti, passa all’attacco. Tu, Jack, percepisci, ma decidi di far finta di nulla.
«Sì, è vero. E mi chiedo perché. Non mi era mai capitato in tanti anni.»
«Il fatto è che abbiamo deciso di cambiare qualcosa nel rapporto di lavoro che hai con noi.» È Salutti che parla. Chissà com’è ma ti vengono in mente certi interrogatori che hai visto al cinema, in cui la persona da torchiare si trova davanti due sbirri a interrogarlo. Uno cattivo e l’altro conciliante. Sturli e Salutti. Uno che ti dà del lei e uno del tu. Uno che ti dà le cattive notizie e l’altro che ti dice che, se confessi, ti strapperanno soltanto il pisello. Dev’essere una tattica tipica di qualche servizio segreto. «Bisognava fare un’ispezione per controllare che nella tua nuova mansione fosse tutto in
ordine.»

«Ah, mi promuovete?»
«Non esattamente. Vede, La Mosca, lei torna a fare il promotore finanziario. Da domani. Anzi, da oggi.»

Sei in macchina, e mentre viaggi tranquillamente, cullato da Unchained Melody, all’improvviso ti accorgi che c’è un camioncino che ti sta venendo addosso. È proprio sulla tua corsia e sbanda e tu non puoi farci assolutamente nulla. In quel momento sai di stare bene, di essere in perfetta salute, e sai con certezza che entro cinque secondi sarai morto. Come ti senti, cosa pensi, in che direzione si muovono i tuoi muscoli? Eh, Jack, cosa pensi mentre il furgone della Nattan Bank ti sta piombando addosso?

«Non capisco.»
«Invece dovrebbe, ingegner La Mosca. Del resto, doveva immaginare che prima o poi l’avremmo beccata in castagna.»
Lampeggia, suona il clacson, almeno. Magari quelli del furgone si accorgono, fanno in tempo a deviare.
«Continuo a non capire. E la cosa comincia a innervosirmi.»
«Lei conosce Salvatore Esposito?»
«Chi sarebbe? Un capobastone del mandamento di Pozzuoli?»
«Non faccia lo spiritoso, La Mosca. Non le conviene. Lo conosce o no?»
«No, non saprei, mi ci faccia pensare. Perché, dovrei?»
«Lavora in Nattan da una settimana. La Banca Martani non ti dice niente?» interviene Salutti.
«Ah, sì. Adesso ricordo. È un dirigente che ho incontrato qualche tempo fa.»
«Bene. Almeno fino a qui ci siamo. Almeno lo ammetti.»
«Ma ammetto cosa? Di conoscere Esposito? E allora? Lo conosci anche tu, Giorgio, e anche lei, Sturli, mi pare.»
«Sì, ma io non gli ho detto che sono pronto a passare in Banca Martani con il mio portafoglio clienti e con i promotori
della mia area.»
È un secondo, pensi: «Wow, c’è mancato poco». Scoppi a ridere. «Ah, ma è tutto un malinteso!»
«Davvero?»
«Certo.» Ti accomodi meglio sulla poltrona.
«È evidente che si tratta semplicemente di un grosso malinteso. Ho incontrato Esposito e gli ho raccontato un po’ di frottole, tipo che volevo sapere che cosa mi avrebbe offerto per passare in Martani, ma solo per conoscere che cosa proponeva la sua banca. Lo faccio spesso, lo sapete bene. Mi serviva per avere il polso del mercato ma anche per sapere cosa offrire ai promotori della Banca Martani, se per caso ce ne fosse qualcuno che mi interessasse, oppure per proporre l’offerta vincente ai promotori della concorrenza che sono in trattativa con noi e con la Banca Martani.»
«Allora ammette di aver incontrato Esposito e di avergli proposto di passare in Martani con i suoi promotori.»
«Lo ammetti?» incalza Salutti.
«Ma cosa vuoi che ammetta, Giorgio? Porca tr.., lo sai benissimo che sono anni che lavoro in questo modo.»
Giorgio non risponde. Si alza e va verso la finestra.
L’avvocato Sturli incalza: «Insomma, lo ammette o no?»
A questo punto, era prevedibile, perdi le staffe. Balzi in piedi e quasi urli: «Porca tr… Ma si può sapere che cosa state dicendo? Dove volete arrivare? Che significa?»
Giorgio si volta verso di te con l’espressione più dispiaciuta che riesce a trovare nel suo repertorio. «Mi spiace, Jack. Ma non possiamo accettare che un nostro area manager ci faccia concorrenza sleale impunemente. E ti dirò che la cosa mi amareggia due volte, non solo perché mi fidavo di te, ma perché mi accorgo che anche il contratto che ci hai fatto firmare a luglio faceva parte del tuo piano per truffarci. Non solo volevi farci concorrenza sleale, ma anche impedirci di prendere provvedimenti. Non pensavo davvero che saresti arrivato a tanto. Ringrazia il cielo che non ti sbattiamo fuori e che non ti denunciamo. Ho voluto riservarti un trattamento di favore perché lavori con noi da undici anni. Ma non possiamo più rischiare con te. Torni a fare il promotore.»
Niente da fare. Ora il furgone ti è addosso. Senti, come in lontananza, il fragore dell’impatto, le lamiere che si contorcono, i vetri che vanno in frantumi, il tuo corpo che si ribalta, viene compresso, deformato, spezzato. È tutto un sogno, lontano, anche la tua voce.
«Ma non potete farmi questo! Abbiamo firmato un contratto, non potete retrocedermi a promotore. State violando i patti!»
«Lasci perdere, La Mosca. Non ci provi neanche. Nel contratto c’è scritto che non possiamo cambiarle qualifica. E noi non gliela cambiamo. Rimane formalmente area manager solo che, di fatto, farà il promotore senza uomini da coordinare. E ci ringrazi perché non la licenziamo, e guardi che potremmo farlo. Quindi la prego anche di lasciare libero il suo ufficio. Ora che è un semplice promotore, non le serve più.»
«Ma siete pazzi! Anche l’ufficio! L’ufficio è mio. Di mia proprietà!»
«Sì, però ce l’hai affittato e quindi tu non puoi entrarci se non ti autorizziamo a farlo.»
«È incredibile, inaudito.»
Sei in piedi, senti il sudore che ti cola lungo la schiena nonostante l’aria condizionata. La tua voce, ora, ti arriva chiara e forte. Tutti i tuoi sensi sono ipersensibili. Ti sembra di percepire ogni singolo filo di moquette. Prendi la tua valigetta e guardi negli occhi Salutti e Sturli. «Se la mettete così, sarò io ad andarmene.»

«Liberissimo.» Salutti ora ti guarda fisso negli occhi, senza espressione. È Sturli che piega le labbra in un sogghigno:

«Basta che ci paghi il milione di euro di penale».

..continua…                    leggi le puntate precedenti          

*tratto dal romanzo JACKFLY 
(www.jackfly.netdi Nicola Scambia (www.nicolascambia.net)

 

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