Quale struttura per il risparmio gestito?

La crisi dei mercati finanziari impatterà sulla struttura del risparmio gestito, che in Italia ha da diversi anni il proprio fulcro nel settore bancario, un tema di portata europea, che tuttavia vede l’Italia più indietro rispetto ai mercati più maturi; “ci sono delle diversità sulla struttura distributiva, in Italia in larga parte guidata dai canali bancari, mentre all’estero, in particolare nel Regno Unito, è prevalente la figura dell’indipendent financial advisor, figura che agisce come una struttura indipendente, remunerata sulla base di commissioni di consulenza iniziali”, spiega in questo modo Matteo Astolfi, Sales director di M&G per l’Italia.

Le differenze tra il settore del risparmio gestito italiano e quello estero, in particolar modo quello anglosassone, non sono solo relative al canale distributivo, ma anche al livello di cultura finanziaria degli investitori retail. “Recenti studi dimostrano che tra gli investitori finali dei diversi Paesi ci sono notevoli diversità in termini di livello culturale ed esperienza, elementi che fanno la differenza proprio in momenti di forte volatilità come quelli appena trascorsi”, che fanno ritenere il risparmiatore italiano ancora indietro rispetto a quelli esteri, “purtroppo è vero, il passato legato ai titoli di stato, che offrivano buoni rendimenti, non ha permesso uno sviluppo dell’attività verso altre forme di investimento“.

Nonostante il mercato britannico sia quello più maturo e contraddistinto da un maggior grado di indipendenza tra case prodotto e canale distributivo, l’autorità di vigilanza inglese sta lavorando per scindere, in maniera definitiva, le due industrie e favorire lo sviluppo dell’attività di consulenza;
“la Fsa, l’autorità di vigilanza britannica che corrisponde alla nostra Consob, sta lavorando ad una nuova normativa e per la fine del 2011 nel Regno Unito la struttura del risparmio gestito sarà rivoluzionata; verranno infatti abolite la commissione di retrocessione e le realtà distributive diventeranno indipendenti, remunerate esclusivamente sulla base delle commissioni di consulenza che l’investitore pagherà all’intermediario; solitamente le novità d’oltremanica si diffondono, sebbene con qualche ritardo, nei diversi mercati, potremmo quindi assistente ad interessanti novità anche in Italia“.

Perché gli investitori possano trarre effettivamente vantaggio da una modifica come quella in atto nel Regno Unito, è necessario che l’indipendenza venga garantita a livello sostanziale e non solo formale; “il fatto che le case siano indipendenti non è garanzia di successo ma è necessario che le case prodotto offrano un buon livello di professionalità e sappiano valorizzare la gestione attiva degli asset, “un elemento che senza dubbio è mancato negli ultimi anni” ed ha favorito la diffusione dell’industria degli Etf, che nei prossimi anni dovrebbero continuare a crescere.

Se cerchiamo infatti di ipotizzare come sarà il settore del risparmio gestito in Italia nei prossimi cinque anni, “gli Etf faranno la parte del leone, con il 50/60 per cento del mercato, mentre la parte restante sarà oggetto di una vera gestione attiva”, dal lato della struttura di mercato, sarà necessario sviluppare il segmento della previdenza complementare, che potrebbe portare ad un forte sviluppo dei prodotti assicurativi, ma anche dei fondi comuni; “si dovrà costruire il tema della pensione, o comunque di un investimento con una visione di lunghissimo termine (20, 30 anni), in quanto in Italia osserviamo la presenza del primo pilastro, in alcuni casi del secondo, ma manca ancora il terzo pilastro, ed in quest’ottica i prodotti assicurativi, costruiti con sottostanti fondi comuni, ne trarrebbero vantaggio”.

In Italia il dibattito sulle riforme del settore è ancora molto indietro; è quindi più probabile che la spinta per una riforma orientata alla consulenza ed alla separazione tra canale distributivo e case prodotto, possa avvenire direttamente dal mercato, premiando gli intermediari che offrono le soluzioni più innovative.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!