Jackfly, l'hai fatta grossa

JACKFLY (66a  Puntata)

«Céline, ascolta. Non so come abbiamo potuto litigare. Non so come siamo potuti rimanere lontani per tanto tempo. Mi sono reso conto in questi giorni di quanto mi manchi, di quanto ti…»
«Di quanto mi…?»
«Beh, insomma, lo sai… Lo sai che non riesco a dirlo, ma lo sai.»
«Cosa so? Dimmi un po’, cosa dovrei sapere? Non ti vergognare. A me puoi dire tutto» fa Céline, con quella leggera ironia che ti ha sempre attratto e spaventato. Ma per te l’espressione “ti amo” è sempre stata più difficile di un’equazione a due incognite, per cui anche in quel caso hai cercato di svicolare.
«Comunque, una cosa che non sai è che mi sono dato un gran daffare a partire dal giorno dopo del fattaccio. Sai che sono andato a Roma?»
«A Roma? E perché?»
«Sono andato a trovare un area manager che si chiama Imperiali, non so se te ne ho mai parlato, e ne ho combinata una delle mie.»
«Una delle tue? Sentiamo…» Céline sorride ancora. Sta al gioco del cambiar discorso, deve aver capito che, in realtà, stai cercando di prender tempo per dirle una cosa importante, molto importante, e ti vuole assecondare.
«Beh, sono andato nel suo ufficio, mi sono fatto accendere il suo computer con un pretesto e ora, a sua insaputa, mi faccio forwardare tutta la posta riservata della Nattan. Se pensavano di farmi fuori, di prendermi alle spalle, ora sono io che posso anticipare tutte le loro mosse.» Ridi soddisfatto. Sei molto orgoglioso della tua trovata. Ma Céline si è come congelata. È rimasta con la flûte a mezz’aria e il sorriso le si è spento sulle labbra.
«Scusa, non credo di aver capito bene. Cosa hai fatto?»
«Mi faccio inoltrare la posta della Nattan riservata agli area manager sul mio computer.»
Céline appoggia la flûte sul tavolo e a malapena sembra controllare la collera.
«Lo vieni a dire proprio a me che faccio l’avvocato? Ma ti rendi conto che hai commesso un reato? Che potrei… anzi dovrei denunciarti?»
«Céline, di che reato vai parlando? Qua io mi devo difendere, ne va della mia vita futura!»
«E credi di poterla difendere andando contro la legge? È questo che pensi di fare?»

«Ma è una cosa da nulla. Manco se ne accorgeranno. E poi, scusa, non mi hai consigliato tu stessa di registrare le mie conversazioni con i dirigenti della Nattan?»
«Mi spieghi cosa c’entra? A parte che ti ho dato un consiglio informale, poi in quel caso si tratta di conversazioni tue, mica ti ho consigliato di spiare la posta di un’altra persona!»
«Sì, ma…»
«Jack, ascolta. Io non ti avallo questo genere di azioni. Posso credere che non ti rendessi conto di quel che facevi in quel momento, ma devi assolutamente rimediare. Se Imperiali si accorgesse che ti fai forwardare la sua posta potrebbe denunciarti all’istante, e allora altro che lavorista. Non troveresti neanche l’avvocato d’ufficio disposto a difenderti.»
«Smettila! Dai, Céline, figurati se può succedere una cosa come questa.»
«Può succedere, fidati. Ne ho viste di cose del genere. Devi subito andare a Roma e rimediare.»
«Non ci penso neanche. Anzi, non vedo l’ora di tornare a casa e leggermi la posta della Nattan.»
«Guarda che su queste cose non si scherza. E non scherzo neanch’io. Non ho intenzione di rimettermi insieme a un criminale.»
E a quel punto, poveri voi, avete perso la testa.
«Mi stai dando del criminale? Sei pazza o stronza? Quelli mi trattano come una merda e tu, invece di difendermi, di stare dalla mia parte, mi dai del criminale?»
«Non è questo, Jack. Non tutti i mezzi sono leciti per avere giustizia. E di sicuro non ci si può fare giustizia da soli.»
«Io non mi sto facendo giustizia da solo. Sto semplicemente cercando di carpire informazioni utili. Possibile che non lo capisci?»
«No, non lo capisco. E ti dirò che queste cose mi disgustano, così come mi disgusta chi le compie.»
«Vuoi dire che ti disgusto?»
«Voglio dire che non voglio avere nulla a che fare con una persona che si comporta in modo illegale.» E così dicendo, Céline si è alzata, ha preso la borsetta e ti ha guardato dritto negli occhi. «Allora, cosa decidi? Andrai a Roma per sistemare le cose?»
C’era una sfida nei suoi occhi o era solo preoccupazione? Non lo saprai mai, Jack La Mosca. Perché tu, guardandola dritta a tua volta negli occhi, le hai risposto, semplicemente:
«No».
E lei se n’è andata. Lasciandoti al ristorante, da solo. Anzi, non da solo: con un inutilissimo anello di diamanti nella tasca della giacca.

..continua…                    leggi le puntate precedenti          

*tratto dal romanzo JACKFLY 
(www.jackfly.netdi Nicola Scambia (www.nicolascambia.net)

 

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