Banche, il prodotto sbagliato al momento sbagliato

Nel nostro lavoro molte volte ci siamo scontrati con situazioni alquanto paradossali sintesi di una psicologia subordinata alle informazioni ex cathedra delle Istituzioni Finanziarie. Una specie di credenza collettiva della “bontà dei mercati finanziari e delle istituzioni che ne partecipano”.  D’altra parte l’origine di ogni crisi sistemica è sempre collegata alla psicologia collettiva.

Se dobbiamo credere che banche e banchieri si siano pentiti di quello che il  loro atteggiamento  ha prodotto sulla collettività, lasciatecelo dire che qualche dubbio ci viene quando girando in questi giorni per le aziende clienti ci illustrano le proposte di copertura del rischio di tasso su quello che simpaticamente viene chiamato “zoccolo duro” ovvero la parte costante di esposizione media del debito a breve collegata al circolante.

Una prima domanda che sorge spontanea: perché con un euribor ancora in picchiata, con i tassi future sull’eonia, nel momento in cui scrivo, intorno a 0,62 per giugno, incutono l’ansia di perdere il momento fuggente per fissare il tasso? Ci stiamo già dimenticando che questa crisi economica non è a V ma a U?

A prescindere dalle aspettative di mercato l’altra cosa che ancora ci sconcerta è la mancanza di chiarezza sui prodotti offerti che si traduce in aumento del rischio per il cliente per due ragioni; la prima è legata alla semplice interpretazione dei parametri quantitativi, la seconda alla vision ovvero al periodo temporale che mediamente le coperture “coprono”: 3-5 anni; ma se neanche Bernanke o Trichet, i presidenti rispettivamente della FED e della BCE, sanno quando si uscirà dalla crisi come mai i nostri Corporate Bankers sì?

L’altro aspetto che ancora di più ci ha sorpreso sono le “Istruzioni del prodotto” come imposte dalla Mifid: simulazioni a volte anche sofisticate ma che risultano distorsive rispetto alla interpretazione e valutazione del rischio da parte dell’imprenditore. Mi riferisco a tutta una serie di informazioni aggiuntive che in apparenza sembrano dare certezza a chi deve prendere delle decisioni, ma in realtà intralciano le decisioni e offrono alla controparte la possibilità di manipolare il rischio che si è disposti a correre: serie storiche ad hoc, traslazioni parallele simultanee dell’1% di tutta la curva dalla parte monetaria a quella a lungo, (ma quando mai si comporta in questo modo!) simulazioni Monte Carlo per spiegare dinamiche dei tassi di lungo periodo, risultati esposti invece che in termini di cash flow come tasso pagato e tasso ricevuto.

Soprattutto, ancora una volta, non abbiamo mai riscontrato simulazioni rappresentative della rottura del modello di riferimento ovvero del caso peggiore meno probabile ma poi non così improbabile. Lo vediamo tutti in questi giorni cosa è successo sul fallimento dei modelli di controllo del rischio. Si, siamo convinti che c’è proprio bisogno della consulenza finanziaria indipendente.

a cura di Giuseppe Zillo ed Elisabetta Cecchetto
(Risk Analysis & Management  associato Assofinance)

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