Paradisi fiscali: Svizzera puntuale, nel difendersi

Svizzera. Quando la neutralità diventa caratteristica distintiva. Paese famoso per essere meta di approdo per patrimoni in cerca di intimità. Ma si sa, questo tipo di privacy non è ben vista (per lo meno a parole) dalla comunità politica mondiale. Proprio in questi giorni, sullo sfondo del G20, si è dibattuto sulla trasparenza fiscale, e il simpatico paese crociato è stato incrociato dai colpi infuocati dell’Ocse, che ha provvisto all’inserimento dello stesso sulla lista grigia dei tax heavens. E così, una volta messa sotto accusa per quella che è da sempre considerata la sua attività più redditizia (ostello del credito), la Svizzera ha deciso di rispondere al fuoco.

Ieri ha infatti bloccato i fondi per l’Ocse
, in segno di protesta; il totale coinvolto ammonta a circa 136 mila Euro (destinati all’organizzazione nell’ambito della cooperazione con il G20). In aggiunta, è stato annunciato che i nuovi trattati bilaterali (da siglare con altri paesi, per adeguarsi agli standard), potrebbero essere sottoposti a referendum.

“Se l’Ocse informerà preliminarmente la Svizzera ogni qual volta trasmette documenti al G20 (dato che l’inserimento nella lista è avvenuto senza preavviso), noi ritireremo il veto” dice il ministro dell’Economia elvetico Rita Baldegger. Le norme sul segreto bancario, nel parere dell’Ocse, non sono ancora sufficientemente sviluppate, e questo ha generato la diatriba, con il successivo inserimento nell’elenco dal color fumo di Londra (non a caso sede dell’ultimo G20). Angel Gurria, segretario generale Ocse, ha provato ieri a spiegare dettagliatamente le logiche di redazione dell’elenco, mentre sullo sfondo il presidente Ue Barroso si diceva molto soddisfatto del ruolo svolto dall’organizzazione; ma tutto non è bastato ha calmare le ire (sembra paradossale per un paese quanto mai equilibrato) svizzere, che il 28 aprile accenderanno l’inizio delle riunioni con gli Usa per la revisione degli accordi per la doppia tassazione (negli Usa era anche scoppiata la vicenda Ubs, che aveva pagato al fisco 780 milioni di dollari al fisco a stelle e strisce, in seguito all’accusa di aver favorito frodi fiscali da parte di cittadini americani).

Insomma tra attacchi, contrattacchi e ricatti, la sfida è più che mai aperta. Sullo sfondo, le simpatiche mucche elvetiche continuano la loro vita di sempre. Beate loro, verrebbe da dire.

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