Banche – Porte aperte ai "figli di papà"

La notizia è apparsa su alcuni quotidiani nazionali alcuni giorni fa, ma sembra passata in secondo piano. Le organizzazioni sindacali hanno comunicato lo scorso 10 aprile 100 nuove assunzioni in Mps, ma tutte rivolte esclusivamente ai “figli di dipendenti“.

“Nella seduta di ieri (9 aprile) il Consiglio di Amministrazione della banca ha preso delle importanti delibere su temi fortemente caldeggiati dalle scriventi Organizzazioni Sindacali e molto attesi da parte dei colleghi – si legge nella nota stampa diffusa dai sindacati – Di grande rilevanza sociale è la decisione di assumere 100 nuove risorse tramite lo scorrimento delle graduatorie Figli di dipendenti di Siena (80 unità) e Grosseto (20 unità), tutte destinate alle esigenze della Rete”.

Un fenomeno, in realtà, non nuovo all’istituto di Rocca Salimbeni. Proprio un anno fa (17 aprile 2008) vennero riservati su 170 nuove assunzioni, 100 posti ai figli dei dipendenti di Mps. I requisiti erano i 28 anni non compiuti (il contratto offerto era di apprendistato), un punteggio minimo per i diplomi di 42/60 o 70/100 e di 95/110 per la laurea. Oggi la storia sembra ripetersi ma senza l’obbligo di residenza nelle province di Siena e Grosseto.

Naturalmente, come spesso accade in questi casi l’assunzione dei figli di papà coincide con l’invito rivolto ai genitori ad andare in pensione. L’associazione esodo incentivato-assunzione eredi dei dipendenti non è una novità infatti per il mondo bancario, chi non ricorda il caso di Intesa Sanpaolo che nell’estate del 2007 selezionò 213 “figli” su 390 assunzione, a fronte di 2.400 e oltre “fuoriuscite incentivate”? Per non parlare di Ubi Banca che sottolineò nero su bianco l’importanza di inserire figli di dipendenti per dare continuità culturale e rafforzamento “del senso di appartenenza”.

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