Sotto l'accusa di Lehman Brothers, Barclays rischia il fallimento

Guai in vista per Barclays. A settembre 2008 la banca britannica comprò le divisioni più profittevoli di [s]Lehman Brothers[/s], ovvero l’investment banking ed il brokeraggio, al prezzo di 1,75 miliardi di dollari. Barclays acquisì, quindi, attività del valore teorico di 250 miliardi per 72 miliardi, oltre a passività di 68 miliardi di dollari, garantendosi, però, al prezzo appunto di 1,5 miliardi, la sede di New York di Lehman Brothers e due centri di elaborazione dati del New Jersey (fonte Radiocor). Riempito il cestello della spesa, tali beni si sono rivelati preziosi per la banca inglese visto che, come riportato da Finanza & Mercati di oggi, tali divisioni hanno poi garantito a Barclays, già dopo 3 mesi dalle acquisizioni, utili netti per 2,26 miliardi di dollari. 

Secondo il quotidiano, l’ex banca di affari newyorkese ha ingaggiato uno degli studi legali più rinomati della grande mela, Weil Gotshal&Mangers, al fine di far causa a Barclays, davanti al tribunale fallimentare. L’accusa riguarda proprio le attività rilevate a settembre, ritenute esser state «pesantemente sottovalutate al momento dell’acquisto, esagerando le liabilities presenti nei bilanci rispetto al grado di profittabilità poi dimostrato dai risultati a breve acquisiti».

Nonostante il conseguimento di un utile netto, in questo primo trimestre 2009, pari a 826 milioni di sterline, con una crescita del 12% rispetto all’analogo periodo del 2008, se la banca britannica dovesse perdere la causa in oggetto, singolare nel suo genere, Barclays sarebbe tecnicamente fallita. Infatti, anche se ha passato il recente stress test,  il grado di debito reale del gruppo è enorme. Se si pensa al fatto che l’istituto di credito inglese ha venduto la divisione emittente di etf [s]iShares[/s] a Cvc Capital Partners per 4,2 miliardi di dollari, operazione che verrà tecnicamente conclusa quest’estate, e che ora vuol cedere pure la divisione BGI ad un prezzo circa di 10 miliardi di dollari (si veda l’articolo di bluerating in proposito), si intuiscono le difficoltà che la banca sta attraversando e la necessità ricercata di un rafforzamento patrimoniale.

Si consideri, inoltre, che il governo inglese, dopo aver speso circa il 20% del proprio Pil per salvare il sistema bancario nazionale, difficilmente metterà a disposizione ulteriori risorse per intervenire sulla questione. Restiamo in attesa.

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