Banche europee alla deriva, a galla Italia e USA

Il quadro che emerge dall’indagine di R&S Mediobanca, che fotografa la situazione del 60% del sistema bancario europeo e dell’80% di quello americano, evidenzia un settore finanziario in cui i livelli di capitalizzazione degli istituti creditizi dell’area euro sono calati e sempre di più si è fatto ricorso al debito. Nel 2008, infatti, la leva è aumentata notevolmente: il rapporto tra passività di bilancio e patrimonio netto tangibile è cresciuto da 34,6 del 2007, a 43,3 l’anno scorso. Il calo nella quota capitale, invece, è proseguito sia nel 2007 che nel 2008, nonostante i continui appelli da parte della BCE, del FMI e dei governi nazionali sulla necessità di mantenere elevati i livelli di patrimonializzazione.

Secondo le stime di Mediobanca, l’intero patrimonio tangibile degli istituti europei è stato negativamente colpito dalla svalutazione del 12,5% dei titoli in portafoglio, oppure dal default del 6% dei crediti. Inoltre, i titoli illiquidi corrispondono al patrimonio netto tangibile totale: per Dexia sono stati pari al 650%, 398% per Deutsche Bank, 275% Ing, 204% Ubs e 200% per Credit Suisse. Gli aumenti di capitale in Europa, hanno impattato positivamente solo per il 10% nel capitale delle banche; i buchi di bilancio e le situazioni di difficoltà sono state sostenute dagli aiuti statali concessi in Germania e UK. Eppure questo sembra non esser bastato, non a caso il FMI ha recentemente dichiarato che ulteriori azioni decisive devono ancora esser prese.

L’Italia, però, sembra essersi comportata meglio: il rapporto di leverage di [s]Unicredit[/s] è risultato pari a 25,5, mentre [s]Intesa Sanpaolo[/s] a 19,5, in pratica valori pari alla metà della media europea. I titoli i due gruppi bancari maggiori nel nostro Paese, hanno conosciuto minori svalutazioni rispetto ai colleghi europei, mantenendo anche buoni livelli di redditività nel 2008. Le commissioni da gestione e da trading, ovviamente, sono calate, in compenso è aumentato il peso dei ricavi del margine di interesse. Non è il momento, comunque, di festeggiare troppo: la recessione si farà sentire, come dichiarato da [a]Bankitalia[/a] e dalle agenzie di rating nelle scorse settimane.

Se paragonato al mercato statunitense, ad ogni modo, la risposta europea alla crisi è stata meno tempestiva e decisa. Difatti, se la leva del debito mediamente nelle banche dell’area euro è aumentata (43,3 appunto contro 34,6 nel 2007 e 31,9 nel 2006), negli States le banche sono riuscite a ridurre la leva da 26,5 nel 2007 a 20,9 nel 2008, secondo gli analisti di Mediobanca. Questo significa che se per le banche europee basterebbe una svalutazione del 12,5% del portafogli titoli per cancellare l’intero patrimonio tangibile, quelle americane potrebbero resistere sino al 20,9%. I crediti dubbi in percentuale sul patrimonio, in Europa sono saliti dal 9,2 del 207 al 15,9 del 2008, mentre in USA sono calati dall’1,2 del 2007, livello già basso, allo 0,95. Anche sotto il punto di vista della pulizia dei bilanci, in Europa la svalutazione dei crediti è stata pari al 23% del patrimonio netto contro il 7,8% del 2007, mentre in America si è passati dal 4,7% al 10,8% del 2008, stima ad ogni modo inferiore. L’esposizione ai mercati rimane alta per entrambe le regioni, anche se è calata: difatti, in Europa si passa da un rapporto titoli/patrimonio netto tangibile pari al 9,3 nel 2007, a quello di 8 nel 2008; negli States, invece, dal 6,8 del 2007 si è passati ad un rapporto pari a 5,2 l’anno scorso.

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