Promotori Finanziari – Murolo è il promotore ideale di F&F Banca

Fa parte del Gruppo DB dal 1988 e per dieci anni ha lavorato nella Rete ricoprendo diversi incarichi dal direttore di Filiale fino allo responsabile di sportelli per la Lombardia è entrato in Finanza&Futuro Banca come promotore finanziario dal gennaio 2001. E secondo la rete guidata da Daniele Forin Roberto Murolo incarna il promotore ideale di F&F Banca.

Prima di svolgere la professione di PF lei è stato direttore commerciale di DB. Quanto dell’esperienza bancaria è servito alla sua nuova esperienza e in che cosa sente e pensa possa averla penalizzato?
Essendomi costruito una “cultura” professionale, prima bancaria e poi da libero professionista, ritengo di interpretare e comprendere appieno l’esperienza della consulenza finanziaria, ossia coniugare il bisogno della clientela di essere assistiti da un importante e riconosciuto brand come Deutsche Bank a quello di poter contare su un libero professionista che, con piena libertà di movimento e indipendenza da ogni vincolo di budget di prodotto, si “prende cura” di lui.

Quali sono i cambiamenti ai quali ha assistito all’interno della rete?
Chi, come me, è entrato in Finanza&Futuro circa 8 anni fa, può notare numerosi cambiamenti nella fisionomia della società. Da una rete monomarca, F&F ha iniziato a distribuire prodotti di case terze, fino ad arrivare ad avere oggi un modello di architettura aperta che ci permette di contare su oltre 13 accordi con primari partner italiani e internazionali.
A partire dal 2007, è iniziato un nuovo corso per F&F con il lancio di un nuovo modello di business innovativo e indipendente. Un modello rivolto al promotore finanziario e quindi al cliente per soddisfare le 4 aree di bisogni che la clientela può avere: investimenti, previdenza e assicurazione, finanziamenti, servizi bancari. Inoltre la nuova piattaforma teconologica Horizon ha rivoluzionato il nostro modo di operare.

Quali sono a suo avviso le caratteristiche che connotano un pf targato F&F da un altro pf?
Ritengo che i fattori distintivi siano quelli della completa indipendenza da logiche di prodotto. Infatti il nostro pf può contare su oltre 13 partner italiani e internazionali per scegliere con il cliente l’asset allocation più funzionale ed efficiente, utilizzando strumenti tecnologici senz’altro all’avanguardia.

Se potesse fare una critica alla rete di cui è parte cosa vorrebbe sottolineare?
Dal mio punto di vista dobbiamo cercare di parlarci di più: scambiare opinioni e modi di lavorare favorisce e stimola la fantasia e il metodo del nostro lavoro che resta uno dei più belli. Penso anche che Finanza & Futuro si stia muovendo nella direzione corretta e questo è un motivo aggiuntivo che ci rende orgogliosi di appartenere al Gruppo.

Sempre sul tema dell’appartenenza, quanto è importante sentirsi parte della propria rete? E’ un valore che, come membro di una struttura manageriale, secondo lei è ancora importante?
Per me è un piacere e un privilegio fare parte della struttura manageriale di F&F e ritengo che il senso di appartenenza sia un valore sempre più importante, ancora di più in momenti di crisi in cui molti punti di riferimento vengono a mancare. Inoltre essere manager consente di avere un rapporto diretto con i propri clienti e con la rete. Infatti il manager non solo si occupa di gestire e assistere la propria clientela, ma deve inoltre condividere con la rete le storie di successo dei propri colleghi, affinchè anche il promotore più sfiduciato e penalizzato dalla recente crisi,  riesca  a percepire e a fare propri gli esempi positivi dei suoi colleghi.

L’attuale crisi del mercato può aver messo in crisi alcuni promotori. Che consiglio si sente di dare loro?
Con l’attuale crisi di mercato alcuni promotori hanno messo in discussione il futuro della loro professione, invece questo è il momento giusto per cogliere nuove opportunità di fidelizzazione e ampliamento della propria clientela.
E’ necessario infatti cercare nuovi clienti, “coccolare” quelli che già ci sono,  trasmettere loro la nostra costante presenza e tornare al “sano e vecchio modo” di fare consulenza: puntare sui piani di accumulo, rivisitare le esigenze previdenziali dei clienti mai totalmente soddisfatte, fornire un completo servizio di asset class pensando ai comparti monetari/obbligazionari che fanno concorrenza ai titoli di stato, soddisfare esigenze legate all’acquisto di una casa. Le crisi servono infatti a rinnovare il patto di fiducia con la clientela, a ricominciare a lavorare con uno spirito più costruttivo, a reinterrogarsi sul nostro spirito di iniziativa, a ripartire, insomma, con entusiasmo.

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