ABI, giù le mani dalle banche. Non accettiamo interferenze

Giù le mani dalle banche. A meno di 24 ore dalla presentazione della relazione annuale dell’ABI, il presidente Corrado Faissola, seppure con toni pacati, rispedisce ai mittenti le varie accuse ricevute in questi mesi dal sistema bancario.

Al ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, che aveva proposto la creazione di una hit parade degli istituti di credito che si stanno comportando meglio nell’erogazione di prestiti a imprese e famiglie, Faissola risponde laconico: “siamo nettamente contrari, da sempre, a interferenze politiche e amministrative nell’attività delle banche”.

Ma Brunetta non è l’unico destinatario delle stoccate del presidente ABI. Anche il ministro Giulio Tremonti e il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi sono coinvolti nel discorso di Faissola.

A Tremonti il presidente ABI manda un messaggio chiaro sul tema tasse: “Siamo coscienti che non sia realistico chiedere in questo momento una riduzione del carico fiscale – ha dichiarato Faissola – Le nostre banche pagano il 12% in più rispetto alle altre banche europee, ma pagano anche di più rispetto alle altre imprese italiane. Elevare dallo 0,30% allo 0,50% l’aliquota di deducibilità dei crediti non performing deve essere considerato un provvedimento che va nella direzione giusta, ma non sufficiente”.

E l’ultima stoccata è rivolta, seppure indirettamente a Mario Draghi che nel recente passato aveva invitato le banche a fare meglio il proprio mestiere.
“Noi crediamo di aver fatto il nostro mestiere di imprenditori bancari in modo assolutamente adeguato – sottolinea Faissola – Il nostro mestiere lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo, lo faremo seguendo le regole della finanza.  L’interesse delle banche è quello che il governo e le altre imprese imprenditoriali hanno messo in risalto negli ultimi mesi: quello di conservare il maggior numero di imprese possibile nel mercato. Non accettiamo di essere invitati a fare il nostro mestiere”.

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