Scudo fiscale – come si preparano i gruppi italiani

Dovrebbero essere tra i 10 e 150 i miliardi di euro attesi dal Governo come gettito conseguente allo scudo fiscale appena approvato. Le stime, seppur poco attendibili, rappresentano una vera e propria manna per il sistema italiano, oggi più che mai a corto di fondi.

Secondo l’ultimo studio pubblicato dalla società di consulenza Magstat, sono 504 i miliardi di euro gestiti dagli operatori di private banking italiani. Patrimonio in calo del 12% rispetto l’anno precedente. Il mercato italiano del private banking, includendo la quota non ancora raggiunta dagli operatori specializzati, l’anno scorso è invece sceso del 13%, a 743 miliardi. Gli asset detenuti da operatori specializzati sono invece passati a 70 miliardi, in larga parte frutto della flessione dei corsi azionari che hanno fatto calare il gestito.
 
A livello di singole società, nel 2008 il 60% degli asset era controllato da 59 banche commerciali. In testa al gruppo, Intesa Sanpaolo, UniCredit e Ubi Banca che complessivamente controllavano 203 miliardi di euro, ovvero il 40,4% del mercato. Alle banche estere fa riferimento il 15,6% del mercato, mentre le banche italiane indipendenti specializzate nel private banking controllavano l’8,6%.

Tra i gruppi più attivi per la corsa all’oro dello scudo, Cordusio Fiduciaria, controllata al 100% da Unicredit Private Banking, sarebbe, come spiega l’amministratore delegato Marco Cascino sulle pagine del Sole24Ore, pronta a “intermediare almeno il 10% della massa complessiva in arrivo in Italia, quindi almeno 10 miliardi di euro”.

Per quanto riguarda Intesa Sanpaolo private banking, l’aministratore delegato Paolo Molesini spiega che l’istituto punta a gestire circa “20 miliardi di euro, ma non ci dispiacerebbe arrivare anche a 25 miliardi”.

Ma la regolarizzazione dei capitale e’ un’opportunità’ anche per gli istituti piu’ piccoli: Paolo Lande’, responsabile dell’area Wealth management di Banca Leonardo, spiega che “quella dello scudo e’ un’occasione per le boutique del credito che oggi vantano molta piu’ credibilita’ rispetto ai colossi stranieri”.

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