Le principali banche americane chiudono il secondo trimestre con risultati sorprendenti, ad eccezione di una.
Buone notizie per [s]Goldman Sachs[/s], che chiude le seconde [a]trimestrali[/a] con risultati sopra le attese. Rispetto all’analogo periodo del 2008, la banca americana ha riportato utili in aumento del 33%, a quota 2,7 miliardi di dollari, ossia utili per azione pari a 4,93 dollari. La trimestrale va oltre le previsioni degli analisti, con ricavi pari a 13,8 miliardi di dollari, contro i circa 11,2 attesi. In buona salute si dimostra essere anche JP Morgan, con numeri nuovamente sopra le attese. Gli utili netti schizzano a 2,72 miliardi di dollari, in rialzo del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche i ricavi sono aumentati in maniera decisa, arrivando a quota 27,7 miliardi di dollari. Le attese del mercato si erano fermate a delle aspettative di una cifra non superiore ai 25,4 miliardi di dollari. L’utile per azione fa segnare quota 28 centesimi di dollaro, contro i soli 5 centesimi delle attese. Il buon andamento della banca statunitense, che ricordiamo essere l’unica fra i grandi istituti americani che anche dopo lo scoppio della crisi ha comunque sempre fatto registrare conti trimestrali in utile, è soprattutto dovuto al rimborso dei fondi ottenuti nell’ambito del piano di aiuto del governo USA.
Inattesi anche i risultati di [s]Wells Fargo[/s], che ha chiuso il secondo semestre con un utile pari a 3,2 miliardi di dollari, ovvero 57 centesimi per azione, con una crescita dell’81% sul 2008. Il fatturato è cresciuto, invece, del 28% a 22,5 miliardi di euro. Questi numeri non sono stati anticipati dagli analisti, i quali stimavano un utile per azione attorno ai 34 centesimi e 20,5 miliardi di fatturato. Tuttavia, Wells Fargo ha registrato anche accantonamenti per 700 milioni di dollari e svalutazioni per 463 milioni sulle sofferenze nel portafoglio prestiti. Trimestrale decisamente positiva anche per Citigroup. L’utile netto è stato pari a 4,3 miliardi di dollari. Il gruppo ha beneficiato della vendita a Morgan Stanley della divisione Smith Barney, con un guadagno di 6,7 miliardi di dollari. I ricavi sono aumentati esponenzialmente, passando dai 17,6 miliardi del secondo trimestre 2008 ai 30 miliardi di quest’anno.
Pure per [s]Bank of America[/s] i [a]risultati[/a] sono positivi, ma un po’ in chiaroscuro. Infatti il colosso americano vede aumentare i propri ricavi, mentre gli utili sono in calo. Gli utili di BoA si attestano sui 3,2 miliardi di dollari, in calo del 5,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma meglio delle attese degli analisti. L’utile per azione è stato di 0,33 dollari, contro i soli 28 centesimi di dollaro che gli analisti si attendevano. I ricavi invece sono in aumento del 60%, facendo segnare quota 33,1 miliardi di dollari. I ricavi sono in gran parte dovuti all’acquisizione di Merril Lynch. Tuttavia, anche Bank of America ha registrato perdite ed accantonamenti su mutui e prestiti.
L’unica a chiudere in perdita è Morgan Stanley. Alla fine di giugno il gruppo MS ha perso 159 milioni di dollari, pari a 1,37 dollari per azione, contro l’utile di 689 milioni dello stesso periodo di un anno prima. I ricavi netti del periodo sono stati di 5,4 miliardi di dollari, contro i 6,1 miliardi del secondo trimestre dello scorso anno. Aumentano le spese non legate a interessi finanziari, che passano da 5,2 a 6 miliardi di dollari. In aumento anche i costi del personale, che segnano un rialzo da 3,1 a 3,9 miliardi di dollari. L’ammortamento accelerato relativo all’emissione di titoli privilegiati necessari per ripagare i fondi del TARP, ha generato un impatto negativo di 0,74 dollari per azione.
Per chiudere in bellezza, ricordiamo che da inizio anno, i fallimenti di istituti creditizi negli USA hanno ammontano a quota 52, rispetto ai 25 che si sono verificati in tutto il 2008. E pensare che per i prossimi anni i soliti analisti hanno previsto il fallimento di ben mille istituti. Che si tratti anche in questo caso di cifre sottostimate?