Ue: salviamo le banche, ma con le nostre regole

La Commissione Europea ha annunciato che le banche bisognose d’aiuto causa crisi potranno accedere ai piani di salvataggio tramite fondi pubblici, ma per ottenere l’approvazione dell’autorità europea in molti casi saranno tenute a cedere degli asset e arrestare eventuali progetti di espansione in corso.

La notizia è emersa durante la presentazione del piano di ristrutturazione delle banche, le cui norme entreranno in vigore alla fine del 2010. Nel rapporto sono esplicate le misure secondo le quali le banche che gioveranno degli aiuti pubblici potranno essere costrette a vendere delle azioni in un certo periodo, oppure adottare altre strategie di marketing e investimento, o eventualmente ridurre le acquisizioni.

La misura presentata dalla Commissione Europea ha lo scopo di porre rimedio alle conseguenze della crisi, di fronte alla quale si tarda ad abbassare la guardia. Gli stati membri sono invitati a collaborare al piano per rimettere in sesto il sistema bancario europeo, che in molti casi ha subito gravi colpi a causa delle recessione.

È necessario che le banche possano ricominciare ad operare in maniera autonoma senza il bisogno di aiuti statali, e il piano è appunto mirato a rinvigorire la concorrenza nel mercato bancario. Si ha intenzione di monitorare le banche sostenute da aiuti pubblici affinché siano verificati i punti di forza e debolezza e gli eventuali asset a rischio, dai quali la banca in alcuni casi dovrà ritirarsi.

La ristrutturazione deve principalmente poggiare sulle risorse interne alle aziende stesse, per questo gli stanziamenti di fondi pubblici verranno elargiti con alcune restrizioni, di modo che i piani di intervento vadano a coprire là dove c’è più bisogno, non sotto forma di un uniforme finanziamento che rischia di penalizzare la concorrenza nel mercato unico. 

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