Gli analisti su B. Mediolanum: come cambieranno le commissioni di performance

IL REBUS PERFORMANCE FEE – Su Banca Mediolanum pesano i dubbi sul calcolo delle commissioni di performance che, a cominciare dal 2018, è destinato a cambiare. Tanto che il titolo continua a essere penalizzato da stime molto caute sui prossimi mesi in vista di una maggior pressione sui margini. Il calo, dal 21 febbraio 2017, è nell’ordine del 14%. Quanto alla struttura commissionale, pare che l’impatto proveniente da un cambiamento nel metodo di calcolo si applichi solo ai fondi domiciliati in Irlanda che però rappresentano il 74% del totale delle masse in gestone. Ma Banca Mediolanum non avrebbe ancora identificato gli elementi del nuovo metodo di calcolo e le ipotesi trapelate finora sarebbero un esercizio puramente teorico che prova a simulare l’impianto più rigoroso delle norme applicabili. Inoltre, il cambiamento del metodo di calcolo sarà solo una parte del re-pricing complessivo dei fondi domiciliati in Irlanda su cui la società sta lavorando e che sarà impostato in sintonia con Bank of Ireland. Tra le varie ipotesi sul tavolo, lo scenario più probabile, per quanto si riesca a determinare oggi, dovrebbe includere una diminuzione delle commissioni di performance di circa 35 bps (dai 76 bps dei fondi irlandesi del 2016) con un contestuale aumento dei costi di gestione (management fee) e altre commissioni ricorrenti di 20 bps su altri attivi in crescita.

ROTTA SUI PIR – Pertanto, secondo la società, qualsiasi calo delle commissioni di performance sarebbe in gran parte compensato da commissioni ricorrenti. Si legge nell’Italian Morning Sight di Banca Akros (che sul titolo di Basiglio ha ridotto il giudizio da Accumulate a Neutral) che, «il totale delle fee, nel peggiore dei casi, dovrebbe essere ridotto intorno ai 20 punti base nel 2018, a causa del cambiamento da parte della società nel calcolo delle commissioni di performance ma che sarebbe in parte compensato dal previsto aumento delle commissioni di gestione». Un altro analista, che preferisce rimanere anonimo, ha fatto sapere che un prezzo di circa euro 6 per azione potrebbe essere un buon punto di ingresso. E anche gli esperti di Equita sim hanno affermato: «è prematuro in questo momento fare una stima precisa del cambio dello schema di calcolo delle performance fee attese a partire dal 2018 ma, nello scenario peggiore, potrebbe esserci un calo di ricavi intorno al 75% che sarà in parte compensato dall’aumento delle management fees». La prossima direttiva Mifid 2, i bassi tassi di interesse e la riforma del calcolo delle fee, in altre parole, sono le sfide principali per la società guidata da Massimo Doris. Intanto anche Banca Mediolanum punta ai Pir, piani individuali di risparmio che fanno leva sul vantaggio fiscale su cui tutte le case si stanno lanciando. Costruendo prodotti ex novo o trasformandone di già presenti, dato che magari già puntano alle pmi. Così, il gruppo ha modificato il fondo Mediolanum Flessibile Sviluppo Italia sul modello Pir. E da questo comparto punta a una raccolta consistente.

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