2012, l'anno della ripresa per il private equity

Alla conferenza organizzata dalla Wharton School, la business school dell’Università della Pennsylvania, la conclusione dei relatore è stata che probabilmente dal 2012 inizierà il processo di rifinanziamento.

Le aziende si stanno concentrando molto sulle operazioni di portafoglio, esplorando nuove posizione nella struttura del capitale e prendendo in considerazione nuove transazioni strategiche e sinergiche.

Jack Daly, managing director di Goldman Sachs ha analizzato la crisi partendo da una prospettiva storica, notando che il 2007 e il 2008 presentano mercati profondamente differenti. Nel 2007 il mercato era robusto con un accesso facile al credito e la possibilità di effettuare buyout da 100 miliardi di dollari. Alla fine del 2008 era tutto cambiato. Oggi non c’è un mercato del credito e il volume d’affari dei buyout è crollato del 75%.

Secondo uno studio effettuato da Ned Davis sul rapporto del credito rispetto al Pil negli ultimi 100, nella maggior parte del tempo il rapporto si è posizionato tra il 140% e il 160% con un picco del 265% prima della grande depressione. Prima dell’attuale crisi il rapporto è salito nuovamente al 300%. Per tornare a livelli più “salubri” sarà necessario avere tassi di risparmio più elevati, inflazione o perlomeno un massiccio ribasso dei debiti tossici.

Negli anni del boom, tra il 2005 e il 2007, gli affari nel private equity venivano conclusi utilizzando solo il 15% di azioni, lasciando I portafogli di leveraged a tassi molto più elevate negli anni 80 e 90. A partire dal raffreddamento iniziato alla fine del 2007, la porzione di azioni era salita al 35% – 40%. Per i buyout di modesta entità la parte azionaria richiesta oscillava tra il 50% e il 75%.

Secondo Garrett Moran, senior managing director di Blackstone Group, l’economia sta affrontando la “madre di tutte le recessioni”. Moran ha notato che durante le ultime 5 ondate di finanziamento del private equità, i fondi hedge erano ben coperti dal punto di vista finanziario. Nel 2006 la capitalizzazione di mercato del settore finanziario è raddoppiata se confrontata solo a due anni prima.

Un altro quesito interessante che è stato posto durante la conferenza è quello relativo alle soluzioni adottate dal governo a stelle e strisce e in particolare in merito alla TARP (Troubled Asset Relief Program). Secondo Peter J. Clare, managing director a Carlyle Group la TARP è stato un buon passo avanti ma il problema da risolvere rimane la fiducia dei consumatori. È necessario fermare la paura e il panico generati dai fallimenti delle banche. La TARP forse non è stata la soluzione più efficace ma era una misura necessaria.

La TARP e i programmi di stimolo finanziario offriranno opportunità al private equity di ricapitralizzarsi e riaccendere la struttura finanziaria della nazione.

Clare ha aggiunto “Non credo che il governo possa farcela da solo e avrà bisogno di creare una struttura che consente al capitale privato di entrare e costituire una base per istituzioni finanziarie.”

Un’ulteriore opportunità potrà nascere dal rifacimento del settore finanziario stesso. Questo significa creare nuovi modelli di business non ancora sperimentati e soprattutto mettere nuovo capitale di private equity alla base di nuovi affari finanziari.

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