SGR? C'è una via d'uscita. Consulenti? Attenti alle fee

«Ho apprezzato le analisi e le proposte presentate da Lamberto Cardia sul risparmio gestito in occasione del suo incontro con i mercati finanziari». Marcello Messori, presidente di Assogestioni, contattato da ADVISOR, commenta così le parole del presidente della Consob.

«In primo luogo condivido l’impegno, assunto da Cardia, a completare il processo per uniformare le regole, applicate ai prodotti con un certo grado di opacità e di illiquidità, rispetto a quelle più trasparenti dei prodotti del risparmio gestito» spiega Messori che elogia anche le parole pronunciate in tema di consulenza finanziaria. «Il riferimento alla consulenza – chiarisce il presidente Assogestioni – aiuta l’attuazione di principi già espressi dal tavolo di lavoro promosso da Banca d’Italia con la partecipazione della Consob. Si tratta di ‘praticare’ la MiFID, differenziando la consulenza a seconda della complessità del portafoglio e della tipologia di investitore. 

E’ chiaro che, come indicato da Cardia, tale differenziazione dovrà tradursi anche in una diversa remunerazione dei consulenti e/o dei distributori».
Per questo sarà necessario distinguere adeguatamente il costo di un servizio di consulenza rivolto a clienti con patrimoni medio-bassi e con necessità e aspettative “semplici”, rispetto a quelle che invece sono le richieste di un cliente con un patrimonio elevato e che necessita di maggiore supporto nella selezione e costruzione del portafoglio. Anche considerando i differenti profili di rischio. Il presidente della Consob nel suo intervento non ha dimenticato, inoltre, l’annosa questione SGR-gruppi bancari. 
E Messori non si tira indietro e spiega ad ADVISOR di aver trovato «molto opportuno il richiamo al difficile rapporto tra produzione e canali distributivi». «Credo che sia importante – continua Messori – aumentare il grado di autonomia delle SGR dal settore bancario. Ciò non richiede di imporre l’indipendenza proprietaria. E’ invece essenziale che le SGR aumentino il loro grado di autonomia decisionale e operativa anche mediante una maggiore varietà di strutture proprietarie; il che rafforza la concorrenza. In questo senso, vanno salutate con favore le novità registratesi di recente nel settore».

Quello che ancora sembra mancare all’industria del risparmio gestito sono però i numeri. Se si escludono le poche luci emerse nel primo semestre 2009 il settore dei fondi comuni continua a registrare deflussi netti. Siamo ancora lontani dalla fine del tunnel? «Credo che si sia aperta una finestra – risponde Messori – immettendo un imponente ammontare di liquidità per uscire dalla crisi in corso, la Bce ha temporaneamente allentato i vincoli del sistema bancario. Pertanto le banche possono tornare a puntare sul risparmio gestito e, dal canto loro, i clienti hanno convenienza a riscoprire uno strumento, i fondi comuni, che è trasparente, sempre liquidabile e diversificato. Ciò si tradurrà però in una ripresa strutturale del settore solo se le SGR sapranno sfruttare tale finestra per migliorare i servizi ai risparmiatori». 


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