Il segreto bancario e l’operato dell’Ocse

Le massicce pressioni internazionali seguite alla Direttiva europea sul Risparmio ed ai recenti scandali fiscali hanno infine convinto anche i paesi che non hanno aderito all’iniziativa (Austria, Svizzera, Liechtenstein e Lussemburgo) a dichiararsi disponibili a rilevare dati di clienti bancari stranieri.
In futuro le autorità potranno visionare i conti anche senza che vi sia un procedimento penale in corso, ma l’accesso alle informazioni sarà vincolato all’esistenza di un sospetto fondato.

“In tal modo i suddetti Paesi vogliono evitare di figurare sulle liste OCSE dei paradisi fiscali”, ha specificato Franz-Josef Mayrhofer, presidente del consiglio di gestione di Hypo Tirol Bank Italia.
Lo studio condotto dall’istituto bolzanino, favorito dalla presenza della casa-madre in territorio austriaco e svizzero, ha preso in analisi dettagliatamente il comportamento in termini di scambio di informazioni delle nazioni non aderenti alla Direttiva europea sul Risparmio. Dall’analisi è emerso un chiaro cedimento della loro granitica difesa del segreto bancario.

Nel caso austriaco, dove il segreto bancario è ancorato ad una norma costituzionale, le autorità non hanno accesso alle informazioni sui conti, e la legge bancaria gode di una tutela che la rende difficilmente modificabile. Tuttavia, in seguito alle tensioni finanziarie che hanno percorso l’Europa, l’Austria ha allentato le sue riserve.
Anche il Liechtenstein, al centro di uno scandalo d’evasione fiscale venuto a galla grazie ad un’inchiesta sulla banca LGT, ha recentemente siglato “l’accordo storico” con la Gran Bretagna e intavolato le trattative con molti paesi europei, tra cui l’Italia.

L’Ocse, quale rappresentante della comunità internazionale nella lotta all’evasione, con la pubblicazione nell’aprile 2009 delle famose “tre liste”, ha posto le basi per la fine dell’era del segreto bancario, persuadendo gli stati esclusi dalla lista bianca a cambiare la propria legislazione interna per favorire lo scambio d’informazioni.
Persino la Svizzera, inclusa inizialmente nella lista grigia, si è decisa a rivedere la propria politica di collaborazione internazionale. Oltre a ciò, dopo il doloroso contrasto tra governo USA e UBS, altri Stati potranno chiedere soddisfazione a istanze simili a quella americana; la Confederazione rischierebbe così di entrare in contrasto con la sua legislazione interna, tanto più se l’allentamento del segreto bancario dovesse passare a referendum.
   

(seconda puntata)

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