Promotori Finanziari – Lascio Sara per la tradizione

La storia ci ha insegnato che la culla del Rinascimento è stata Firenze; tra capolavori come la cappella Brancacci o la porta del Paradiso, non si può negare che l’umanità si sia evoluta in seguito a questo periodo. Parallelamente, con le dovute proporzioni, Firenze può mostrarsi nuovamente scenario ideale per una evoluzione, questa volta sul piano professionale.

Mps Banca Personale è figlia della tradizione toscana: tradizione, tanta passione e un preciso senso di appartenenza. A ribadircelo è la presa di posizione di un nuovo ingresso societario (che si accompagna agli altri 19 professionisti entrati nella struttura di Vincenzo De Rosa tra giugno e agosto, come Piergiorgio Serpelloni, Franco Pederiva, Giovanni Mazzei, Enrico Tempra Antonio Semiglia, Matilde Vigilante, Antonino Ricceri, Roberto Alessandro Palermo e Tommaso Rinaldi); quella di Danilo Leporatti, ex pf di banca Sara che abbiamo intervistato.

“Ho scelto Mps per diversi motivi. Sicuramente vi è un beneficio di immagine, dato che si tratta di un brand di grande tradizione, una banca che offre un grande senso di sicurezza alla mia clientela. La sua organizzazione capillare sul territorio e le sinergie sfruttabili con le filiali, rendono più pratiche le operazioni da svolgere ai miei clienti; il fatto, inoltre, di passare da un’ottima offerta come quella di banca Sara, ad una sullo stesso piano se non più ampia, ha reso sicuramente meno traumatico il passaggio di intermediario per gli stessi. Una struttura di questo tipo mi permette di relazionarmi con gli investitori senza tramiti, cosa che non è possibile ovunque”.

Commento:
Possibile che nessuno ricorda la vera origine di MPS Banca Personale? Più che la culla del Rinascimento le acque del Salento, basso. E questo è un articolo? o un messaggio pubblicitario? “Meditate gente…”

Risposta
Riguardo al suo primo dubbio (E questo è un articolo?) credo di poterle rispondere, dopo dovute verifiche, con un bel “sì”:possiede un titolo e uno sviluppo, compresa una firma personale. Riguardo alla seconda questione le rispondo con un altrettanto sincero ”no”;le accuse di pubblicità quando si parla (tipicamente con qualche aggettivo utile per colorare lo scritto e renderlo un po’ più coinvolgente rispetto alle caratteristiche di un telegramma) di una società piuttosto che un’altra (e ne tratto decine) fioccano a seconda della società di appartenenza, quindi, riprendendo la sua esortazione, ritengo sia più pratico per me limitarmi a una meditazione in pace. Magari con un paio di cuffie nelle orecchie, ascoltando la didattica canzone “Pietre” di Gian Pieretti . Un insegnamento di vita, o meglio, del mestiere di giornalista.

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