Fmi e Banca Mondiale, allarme verde

La recente crisi finanziaria (che sia finita o no, non ci è dato sapere) ha messo in evidenza un generalizzato bisogno di “capitali” da parte delle principali istituzioni internazionali; poco importa che le banche, per esempio quelle italiane, siano diventate negli ultimi mesi dei bariloni di liquidità (la cui utilità sembra essere questione privata, sulla scia della grande tradizione finanziaria degli ultimi anni), la richiesta sembra essere decisa. A farsene portavoce, nella giornata di ieri, la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale.

E’ infatti stata la stessa Banca mondiale a ipotizzare un aumento di capitale (il primo degli ultimi 20 anni), chiedendo ai finanziatori di esaminare la proposta e di prendere una decisione entro la prossima primavera, come riportato questa mattina da Finanza&Mercati; un atteggiamento del tutto simile a quello del fmi, che lo scorso 4 ottobre aveva domandato più risorse per adempiere al nuovo ruolo di garante della stabilità globale. Come espresso dallo stesso presidente della Banca, Robert Zoellick: “A oggi siamo in grado di andare avanti con i finanziamenti, ma le nostre capacità cominceranno a essere sotto pressione dalla metà dell’anno prossimo. La richiesta di finanziamenti sta per superare il livello record di 40 miliardi di dollari”. Senza questo sperato aumento, a detta di Zoellick, l’istituzione dovrà razionalizzare gli aiuti (modo politichese di tradurre la parola “tagli”) concentrandosi solo sui paesi più poveri. E si sa, la figura di Robin Hood non rientra tra quelle più gradite ai piani alti della finanza.

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