Dodici vedute veneziane nel museo dell'antiquario della famiglia Agnelli

Le dodici vedute erano state anticamente attribuite a Canaletto ed in seguito a Michele Marieschi. Grazie alla collaborazione tra l’Accademia Albertina e la Fondazione Accorsi  si è creata l’occasione per uno studio approfondito delle opere nei depositi portando all’identificazione del nome  del vero autore delle dodici tele: i quadri sono opera di un importante vedutista veneziano del Settecento, su cui nel corso degli ultimi anni si è focalizzata l’attenzione della critica, il “Maestro delle vedute Langmatt” in riferimento ad una serie di tredici vedute di Venezia conservate alla Fondazione Langmatt di Baden.

Dario Succi ed Egidio Martini hanno ipotizzato fin dal 1994 che questo maestro possa essere Apollonio Domenichini, un artista veneziano di cui oggi poco si conosce.  Nonostante la presenza sul mercato antiquario e in molti musei di opere stilisticamente simili raggruppabili sotto il nome del Domenichini, tuttavia fino ad oggi non è apparsa alcuna firma e/o documento che possa certificare in modo preciso che il Domenichini sia veramente identificabile con il “Maestro delle vedute Langmatt”. Pertanto, considerata l’illustre, molto antica e pubblica provenienza delle vedute torinesi, pare opportuno denominare d’ora in avanti questo pittore come “Maestro delle vedute dell’Accademia Albertina”. Per meglio focalizzare artisticamente e culturalmente l’affascinante figura di questo artista, la mostra accosta alle dodici vedute due splendidi capolavori di Canaletto e Guardi provenienti dalla Pinacoteca Nazionale di Palazzo Barberini.
Il Canaletto e il Guardi proposti in mostra presentano punti di vista molto simili a quelli usati dal “Maestro delle vedute dell’Accademia Albertina”. Le dodici vedute dell’Accademia Albertina appaiono assolutamente prossime a quelle della Fondazione Langmatt e ad altre vedute attribuite al Domenichini pubblicate durante il corso dell’ultimo decennio. Sono prevalentemente vedute del Canal Grande da vari punti di vista e una singolare veduta di Piazza San Marco presa però dal lato del Palazzo Ducale e caratterizzata dalla proiezione sul lastricato della piazza e sulla facciata del Palazzo Ducale della lunga ombra del campanile di San Marco. La qualità delle vedute è molto alta e le tele sono stilisticamente omogenee.


Il numero delle vedute veneziane conservate a Torino – ben dodici – le rende veramente significative sul piano collezionistico internazionale: suite di vedute così vaste sono infatti molto rare nell’ambito della ricostruzione dell’itinerario dell’artista. La riscoperta della serie dell’Accademia Albertina di Torino, composta oltretutto da opere di dimensioni e stile uguali, assume una spiccata rilevanza. Unita alle molte tele già identificate dell’artista, permette di far emergere con chiarezza l’importanza del ruolo del Maestro come pittore di vedute alla metà del Settecento a Venezia. Le sue vedute si erano diffuse capillarmente fra i collezionisti europei, che desideravano opere dipinte nel gusto di Canaletto, ma certamente molto meno costose.
Le dodici vedute, che a fine mostra saranno fruibili in modo permanente alla Pinacoteca Albertina, ne sono una preziosa testimonianza: un nuovo tassello di interesse per gli amatori ed esperti d’arte e per i turisti che a Torino confluiscono sempre più numerosi, attratti dalla nuova e sorprendente dimensione di città d’arte della capitale subalpina.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!