La “generosità” delle banche cancella il rischio dei clienti

di Pompeo Locatelli

È un’indicazione comprensibile, visto che le età di crisi generano insicurezza. Ed è un fenomeno confortante, a livello macroeconomico, perché proprio l’alta propensione al risparmio ha evitato i guai peggiori in questi anni turbolenti.
Ma le buone notizie finiscono qui. Gli italiani, a leggere i risultati del sondaggio, privilegiano solo le “2M”: materasso e mattone.
Il 68% del nuovo risparmio, infatti, finisce in parcheggio nei conti correnti, per la felicità del fisco che taglieggia il conto corrente con un’aliquota sugli interessi più che doppia su quella prevista sulle altre rendite finanziarie. Questa è la realtà. Poi, c’è il desiderio del mattone. Il 70% degli intervistati ritiene che il miglior modo per salvaguardare il capitale sia l’investimento nel mattone. È un numero quasi doppio di quello del 2001 (solo il 39%) nonostante la crisi che ha investito il mercato immobiliare negli ultimi anni e le avventure dei vari furbetti che hanno seminato in giro per le città italiane tanti buoni affari sulla carta. Solo l’11% punta ad investimenti “sicuri” (fondi, polizze, obbligazioni), uno sparuto 4 % potenzialmente interessato agli investimenti di rischio, a partire dalla Borsa. Insomma, un italiano su 25 “potrebbe” occuparsi di azioni. Non c’è che dire: un bel risultato, se si pensa all’esercito di periti, consiglieri indipendenti, controllori e regole per disciplinare “il Far West di Piazza Affari”, come è stato dipinto per tanti anni dai giornali. Ma è il mercato che piace al sistema bancario di casa nostra, abbastanza forte da governare i flussi dei risparmiatori verso le obbligazioni di casa per abbassare il costo del funding, come è avvenuto nel 2008, o a chiudere e riaprire i rubinetti della raccolta dei fondi di investimento, del tutto subordinati alle politiche delle case madri, alla faccia dei conflitti di interesse, come sta avvenendo in queste settimane. Intanto, non merita che poche righe la notizia dell’accordo per i Parmalat bond: i risparmiatori riceveranno il 10% del denaro investito grazie alla “generosità” delle banche, Intesa in testa, che avevano consigliato e caldeggiato la vendita di quei titoli sicuri all’inizio del decennio, quando i risparmiatori dimostravano, dicono le statistiche, una propensione al rischio più elevata. Chissà perché…

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