Promotori Finanziari – Come siete cambiati

1)    La trasparenza: una cosa su cui tutti sono d’accordo è che la crisi ha messo molti in mutande. Uno status che mette letteralmente “a nudo” le nostre imperfezioni, salvo non si sia frequentatori assidui di palestre new age e al contempo asceti digiuni. Da qui l’esigenza imprescindibile del “prevenire è meglio che curare”; fare capire la struttura di un investimento, prima che questa si scopra inevitabilmente da se, è un obbligo (più dettato dal contesto che dalla morale condivisa) per tutti coloro che aspirano a essere stabili protagonisti del mondo finanziario.
 
2)    L’attenzione al cliente: la fiducia del cliente è il Re Mida figurato del risparmio gestito. L’errore più grande compiuto da molti intermediari è non essere stati capaci di stare vicino al cliente e di rispondere con efficacia le sue paure. Diciamocelo senza ipocrisie: fa meno danni una persona in una giungla buia con accanto una guida, che non un pover’uomo lasciato da solo nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.

3)    La gestione del rischio: il motto “vendi, che ti passa” è stato spesso una panacea per promotori finanziari stressati dalle proprie reti; peccato che al contempo abbia avvelenato molti risparmiatori. Una volta che si è capito che la cuccagna era terminata ed era troppo tardi per chiudere i cancelli con tutti buoi ormai fuggiti, con un contratto a progetto presso la Milka, le reti hanno compreso, si spera, l’importanza di favorire il prodotto giusto per il cliente giusto (basta fondi emergenti per casalinghe stagnanti). Rimane aperto però un dubbio? Ma a cosa diamine serve allora la MIFid? Misteri della finanza…

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