Consolidare, semplificare, innovare. Ecco la ricetta firmata McKinsey.

di Marcella Persola

Banche promosse da parte di McKinsey. Per Vito Giudici, director McKinsey & Company e responsabile settore bancario per il Mediterraneo, le banche hanno navigato bene nella crisi, ma devono prepararsi ad affrontare il “nuovo normale”.

Come si sono comportate le banche nell’affrontare la crisi finanziaria che le ha colpite?
Le banche italiane hanno navigato bene in questo momento di crisi, e i fatti lo dimostrano. Hanno sofferto meno dei competitor europei, in particolare di quelli anglosassoni. Le nostre banche erano senz’altro più patrimonializzate e quindi più solide, con una presenza del tutto marginale di asset di dubbia provenienza e una buona focalizzazione sul business, soprattutto retail. Tutti fattori che hanno consentito loro di avere un buon bilanciamento finanziario e di dover ricorrere in misura limitata al funding interbancario. Inoltre, il costante miglioramento delle performance operative a livello di cost/income, sia dal lato dei ricavi che sul fronte dei costi, ha permesso alle banche italiane di affrontare le acque turbolente con una nave più solida, che ha retto bene l’urto delle onde, uscendone addirittura in posizione di maggiore competitività.

Ma quali sono le pressioni alle quali sono sottoposte?
Diversi fattori creano ancora molte incertezze al sistema bancario ma spingono anche al cambiamento. In primo luogo i trend macro-economici. Molti economisti sono concordi nel dire che il Pil ritornerà agli stessi livelli del 2007 solamente tra un paio di anni e comunque, se ci sarà una ripresa, questa sarà molto lenta. I tassi sono bassi, e la profittabilità delle banche non può che soffrirne, e inoltre il costo del rischio è salito nell’ultimo anno in maniera fortissima. Le maggiori banche prevedono che il 2010 non sarà diverso dal 2009, con un costo del rischio inalterato, se non in crescita, perché legato agli effetti della crisi sull’economia reale.
Il secondo elemento da considerare sono i clienti: sia imprese sia privati. Essi sono più sofisticati di prima, sono più attenti al tipo di servizio e di prodotto proposto, aiutati in questo anche da recenti normative che hanno introdotto maggiore trasparenza. Sono poi propensi – e facilitati – a passare ad altre istituzioni bancarie nel caso lo ritengano vantaggioso. Il terzo aspetto è l’aumento dell’intensità competitiva all’interno del settore: l’entrata di nuovi operatori – ad esempio le banche dirette – ha sicuramente contribuito a ridefinire le regole del gioco. Da ultimo la regolamentazione, che avrà una crescente importanza nelle dinamiche del sistema bancario. Penso ai requisiti di capitale, ma anche alla maggiore trasparenza che si richiede in termini di prodotti e servizi, e di pricing. MiFID, Sepa, commissione di massimo scoperto sono solo alcune delle novità regolamentari che mettono sotto pressione le banche.

In che modo cambierà lo scenario nel futuro? La parola d’ordine sembra essere innovazione…
Direi consolidare i miglioramenti fatti, e poi semplificare e innovare. Sono questi gli imperativi che il sistema bancario e le banche in generale si devono porre per riprendere a crescere in modo profittevole e sostenibile in una situazione di “nuova normalità”.
Perché “nuova normalità”? Perché una volta superato il momento di difficoltà, quando le acque si saranno definitivamente calmate, le condizioni del mare saranno comunque diverse rispetto a prima: la crescita sarà più lenta, i margini più bassi, il livello competitivo più intenso e la capacità di generare valore meno accelerata. Quindi, per vincere nella “nuova normalità” le banche dovranno fare tre cose: innanzitutto continuare a migliorare i basics, estraendo valore dalla propria base di clientela, rafforzando ulteriormente la propria posizione patrimoniale e presidiando e gestendo i rischi in modo appropriato.
Secondo, dovranno semplificare i prodotti, i processi, le modalità di funzionamento e lavorative, in modo da migliorare in modo drastico il livello di efficienza interno e di efficacia nel rapporto con la propria clientela. Da ultimo, innovare, mettendo al centro il cliente e i suoi bisogni. Sono convinto che una banca sarà di successo perché distintiva in termini di capacità di seguire e soddisfare i bisogni individuali di ciascun cliente all’interno dei singoli segmenti di clientela. Il livello di servizio, la semplicità, la trasparenza, e la consulenza al cliente saranno tutti elementi che faranno la banca vincente o perdente. Ovvero capace di guadagnare quote di mercato e produrre profitti.

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