Lehman paga i bonus, ma per una giusta causa

Sembra una di quelle notizie che si sentono ogni tanto ai telegiornali di quegli anziani che, seppur già defunti, percepiscono ancora la pensione.
La stessa cosa sta accadendo alla Lehman Brothers, anche se alla rovescia.
L’istituto bancario, infatti, se pur defunto a seguito del più costoso fallimento della storia finanziaria, a Londra continua a pagare bonus.

Secondo il Financial Times Price WaterhouseCoopers, incaricato di curare il fallimento, avrebbe deciso di assumere personale amministrativo per gestire la complessa operazione, e le analisi di diritti e obblighi  dell’istituto e controparti.
Soltanto che, nel giro di pochi mesi, i dipendenti dell’istituto sono diventati 440, quasi un centinaio in più rispetto agli iniziali 360 previsti. Prima del fallimento la banca aveva alle sue dipendenze 5.300 lavoratori a Londra, di cui 2.800 sono stati assunti dalla Nomura, mille sono stati licenziati e altri mille hanno trovato occupazione altrove.

Il giudice di New York incaricato di curare il fallimento e la liquidazione, in effetti, ha recentemente approvato lo stanziamento di altri 50 milioni di dollari per i bonus da pagare ai trader incaricati di vendere gli asset della Lehman. Ne beneficeranno 230 dipendenti e la decisione è stata motivata dal giudice James Peck con l’esigenza di “motivare e premiare”.
I fondi raccolti fino ad oggi grazie alla vendita dei derivati dell’asset ammontano a circa 8 miliardi di dollari con la liquidazione di circa il 17% dei contratti rimasti, ma fra quelli restanti ancora il 39% deve essere riconciliato tra le parti.

La scelta del giudice ha scatenato subito forti polemiche, ma secondo Peck il lavoro dei 230 funzionari rimasti va incoraggiato perché destinato a terminare e privo di aspettative future, altrimenti si potrebbe incorrere nel rischio di ricevere molte dimissioni e dover essere costretti ad assumere personale esterno alla Lehman e quindi dotato di minor dimestichezza con la situa

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