Ecco perché le grandi banche Usa sono pronte per la “recovery”

di Alessandro Santoni*

Ad un anno esatto dal punto più basso della crisi il sistema bancario USA sembra avere un bilancio in buona forma per poter fare da traino alla ripresa della maggior economia mondiale. Dalla fine del 2007 ad oggi le Banche USA hanno realizzato 326 miliardi di dollari di aumenti di capitale portando il Tier 1 medio dal 5,8% di dicembre 2008 (minimo dal 1991) all’attuale livello del 8,2%, livello che rappresenta il punto più alto dal 2001.

I due recenti aumenti di capitale realizzati a dicembre 2009 da Citigroup e Bank of America per 19 miliardi di dollari ciascuno sono stati le due maggiori offerte sul mercato secondario in tutta la storia del mercato dei capitali Usa. Le Banche hanno approfittato di questo flusso di capitali che sono entrati nello loro casse non solo per ripagare gli aiuti Governativi USA (TARP) per 160 miliardi di dollari ma hanno soprattutto ridotto la loro esposizione sul mercato interbancario per 505 miliardi di dollari.

Il contemporaneo aumento della propensione al risparmio dei cittadini americani ha portato nelle casse delle banche USA 395 miliardi di nuovi depositi. I dati della Federal Reserves segnalano che l’eccesso di liquidità delle banche è salito da 400 miliardi di dollari di marzo 2009 all’attuale massimo degli ultimi due anni pari a 1.100 miliardi di dollari. Tuttavia questa ottima posizione della liquidità delle banche USA si contrappone con uno scenario degli impieghi ancora debole. 

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