Consob, corsa contro il tempo per la Mifid 2

L’arrivo della Mifid 2 dovrebbe mantenere la data del 3 gennaio 2018 ma le direttive sono ancora in via di traduzione. Lo ha detto Tiziana Togna, responsabile divisione intermediari della Consob in occasione del dibattito dal titolo “Tra Mifid 2 e Pir, le due sfide per il risparmio gestito” (nella foto) che si è tenuto prima della cerimonia del Premio Alto Rendimento, giunto alla sua 19a edizione, il riconoscimento attribuito dal Sole 24 Ore alle società di gestione e ai fondi comuni d’investimento che si sono distinti. “La Commissione europea è consapevole che questo sia un dossier su cui non si può immaginare un ulteriore slittamento, posso dire che stiamo lavorando per rispettare i termini ma di certo ci sono dei ritardi”, ha spiegato. E ha aggiunto: «la Mifid 2 non fa una scelta sulla consulenza dipendente o indipendente tout court ma accende i fari sulla dinamica dei costi. E dice soprattutto che la consulenza pagata attraverso le retrocessioni deve innalzare la qualità del servizio. Due nodi importanti sono la product governance e il target market. Quest’ultimo argomento è oggetto di dibattito perché c’è da definire la cosiddetta zona nera, ovvero il target di clienti a cui determinati prodotti non possono essere destinati. Infine c’è da definire meglio il tema della consulenza di portafoglio e gestione individuale: su questo si sono concentrate varie osservazioni”. Commenta Fabrizio Vedana, vice direttore generale di Unione Fiduciaria: “l’impatto della Mifid 2 lo stiamo già vedendo in parte con le operazioni straordinarie che hanno interessato le sgr ma aspettiamo i regolamenti attuativi entro il 3 luglio di Consob”. E aggiunge: “l’impatto sarà forte sui collocatori, la direttiva richiede una maggiore profilazione dei clienti e chiede alle banche di avere più risorse qualificate al loro interno. Le banche, infatti, devono sottoporre i consulenti finanziari, anche quelli che fisicamente sono sempre in sede, di domani ad avere certificazioni che attestino un percorso qualificante”.

Il Pir come ponte fiscale. Nel corso dell’incontro si è parlato di Pir, i piani di risparmio individuali a lungo termine, previsti dalla legge di bilancio 2017 che prevedono agevolazioni fiscali sotto forma di detassazione delle plusvalenze per chi decide di investire per cinque anni sulle aziende italiane e non prevedono imposte di successione. “Destinati agli investitori retail, i Pir dovrebbero rappresentare uno stimolo rilevante per l’economia reale del Paese, veicolando il denaro delle famiglie verso investimenti produttivi e imprese nostrane e consentendo parallelamente a queste ultime di reperire risorse attraverso un canale alternativo a quello bancario”, spiega Roberta D’Apice, direttore settore legale di Assogestioni. Scendendo nel dettaglio, le persone fisiche che mantengono per almeno 5 anni i soldi in Pir non dovranno pagare le imposte su capital gain e rendimenti (12,5% sulle cedole e utili relativi a titoli di Stato e 26% su azioni e obbligazioni). Rimangono invece esclusi dall’agevolazione i redditi derivanti dal possesso di partecipazioni qualificate e quelli che concorrono a formare il reddito complessivo dell’investitore. E attenzione: se alla conclusione dell’investimento non ci saranno utili, ma perdite, il risparmiatore dovrà rispettare le regole generali dei fondi per il credito di imposta. Inoltre la ‘mini-patrimoniale’ del 2 per mille sul valore del portafoglio a fine anno deve essere comunque versata. E non ci sono vantaggi in tema di donazione. Sull’argomento relativo al fisco, secondo Vedana, i Pir “potrebbero essere considerati un ponte fiscale anche per riportare in Italia patrimoni che gli italiani hanno all’estero. Dall’ultima voluntary disclosure sono arrivate quasi 130 mila domanda e oltre 4 miliardi di incassi per il fisco.  Con lo strumento dei Pir gli italiani che hanno i soldi fuori potrebbero pensare di rimpatriare”. Peccato che ogni persona fisica possa investire un minimo di 500 euro e un massimo di 30mila euro l’anno, con un limite complessivo (vale a dire nell’arco dei 5 anni previsti) pari a 150mila euro.

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