Imprese, fuori i soldi

The Strategist

…potendo contare su un modello di attività fondamentalmente sano, su un patrimonio sufficiente, su un quadro normativo esteso e prudente. La specializzazione nell’attività bancaria tradizionale ha contribuito a contenere l’impatto delle turbolenze e le banche italiane si sono dimostrate in grado di reggere l’urto iniziale meglio di quelle di altri paesi avanzati.
Un indicatore sintetico del diverso grado di resistenza dei sistemi bancari alla crisi è dato dall’importo dei sostegni pubblici ad essi a vario titolo concessi (iniezioni di capitale, garanzie di attività o del debito, acquisto di attività). Al 30 giugno scorso tale importo si ragguagliava in Italia allo 0,6% del Prodotto interno lordo, risultava pari al 7,4 negli Stati Uniti, al 6,1 in Germania, al 44,1 nel Regno Unito. Nelle prime fasi della crisi, le banche italiane, soprattutto quelle più grandi, hanno risentito negativamente del blocco delle transazioni sui mercati all’ingrosso e dei forti cali dei corsi azionari. Le perdite sui prodotti strutturati nei portafogli degli intermediari italiani sono state, tuttavia, di entità molto contenuta nel confronto con quelle registrate in altri paesi europei. La recessione si sta ora facendo sentire sulla componente più significativa dell’attivo delle banche italiane, il portafoglio crediti. Nel terzo trimestre del 2009 il rapporto tra le nuove sofferenze e il totale dei finanziamenti bancari ha raggiunto il 2,2 per cento, per quelli alle imprese ha superato il 3%.
Si tratta dei valori più elevati osservati in questo decenni. L’aumento di incagli e rate non pagate prefigura un ulteriore peggioramento. Il deterioramento della qualità dei prestiti ha inciso in misura crescente sui profitti delle banche. Nei primi sei mesi del 2009 gli accantonamenti a fronte del rischio di credito dei maggiori gruppi sono cresciuti del 180%, assorbendo oltre la metà del risultato di gestione. Gli utili complessivi si sono ridotti del 60%; il Roe si è dimezzato, al 4,7%.
A fronte di segnali ancora incerti sull’intensità della ripresa, il mercato del credito continua a risentire degli effetti della recessione. Le indagini sulle condizioni di accesso al credito condotte presso le banche e presso le imprese hanno rilevato un forte inasprimento nell’ultimo trimestre del 2008 e nel primo del 2009. Successivamente sono emersi segnali di miglioramento; permane ancora elevata la quota di imprese che dichiara di non ottenere l’ammontare di finanziamenti desiderati. Raccogliere, vagliare, elaborare, interpretare le informazioni sul merito di credito dell’impresa rimangono le attività cruciali per la corretta allocazione del credito. Basilea 2 è stata sperimentata in una fase particolarmente critica. Volendo usare una terminologia propria del nuovo contesto regolamentare e ormai entrata nell’uso comune, Basilea 2 è stata sottoposta a uno stress test particolarmente severo. La soluzione non consiste nell’accantonare il nuovo quadro regolamentare, ma nell’attuarlo pienamente e con giudizio. La regolamentazione sta definendo gli interventi necessari a ridurre la prociclicità, per esempio attraverso il dynamic provisioning; il contesto è complicato dalla necessità di avviare contestualmente il processo di rafforzamento patrimoniale delle banche.

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