Promotori, cercasi exit strategy ai contributi

La notizia non farà piacere ai PF che seguono la comunità di Bluerating.com:  anche quest’anno i promotori finanziari dovranno provvedere al pagamento del contributo di vigilanza per poter mantenere la propria iscrizione sia alla Consob che all’Organismo di gestione dell’Albo (operativo dal gennaio dell’anno scorso), come ha comunicato FederPromm ricordando che la quota di euro 95 a favore della Autorità di vigilanza e di euro 107 a favore dell’Organismo di gestione sono state decise autonomamente con delibere degli  organismi interessati, aggravando i promotori di ulteriori adempimenti a livello burocratico ma anche a  livello finanziario senza alcuna ricaduta in positivo sul settore. 

 

Che i PF siano stanchi di balzelli e contributi doppi è fin troppo evidente: nel weekend i nostri lettori avevano già avviato una discussione vivace sul tema della doppia contribuzione all’Anasf e all’Enasarco e di certo questa ulteriore notizia non farà loro piacere. “E’ ridicolo – scrive uno di loro – un giovane che voglia intraprendere l’attività di promotore finanziario oltre a tutte le difficoltà iniziale insite nella professione si trova a dover pagare due casse previdenziali, ma secondo quale criterio? Sono convinto che ci siano volontà politiche interessate a non far cambiare nulla, altrimenti non si spiega come mai da anni non sia stata avanzata alcuna proposta concreta per modificare la situazione”.

 

“Farei salti di gioia se si potesse contribuire solo alla propria e personale previdenza complementare” rincara la dose un altro PF aggiungendo: “Chi afferma che sia questo realmente l’unico modo per adeguare il tenore di vita in età pensionistica ha ragione! Questo deve essere al più presto riconosciuto”. Il legislatore deve insomma muoversi, “siamo ancora tempo per prevenire e rimediare”: “La doppia contribuzione? Ma perché? A quale fine se l’utilità reale se non è e non può essere minimamente garantita? Che l’Anasf e le associazioni ne ottengano l’eliminazione”. 

 

A questo punto il problema è anche di rappresentanza: “bisognerebbe fare una grande (grande!) manifestazione” propone un altro nostro utente. Ma chi dovrebbe organizzarla e come, ammesso che sia utile allo scopo? “I colleghi hanno ragione – riassume un collega -, ma i problemi pensionistici, insieme a tanti altri, sarebbero già stati affrontati con successo se fossimo rappresentati da un “vero” sindacato o associazione di categoria e non dall’Anasf che sappiamo troppo bene quali interessi rappresenti e da chi venga sostenuta”.

 

Tutti d’accordo sulla necessità di trovare una nuova forma di rappresentanza in grado di meglio tutelare la categoria, dunque? Non proprio: se c’è chi con tono disincantato sottolinea come “il giorno in cui ci libereremo dell’Anasf significherà anche esserci liberati dalla schiavitù delle mandanti”, subito aggiungendo che “purtroppo lo vedo più un sogno che qualcosa di realizzabile, noi siamo bravi solo a farci le scarpe a vicenda”, vi è anche chi ritiene che solo gli sciocchi “pensano che sopprimendo l’Anasf si risolverebbe l’annoso problema della doppia contribuzione” e ribatte: “Forse bisognerebbe sopprimere i politici o coloro che criticano ma non si iscrivono all’Anasf, per renderla più forte”.

 

Tito Rainis, infine, propone: “Caro Conti Nibali, è arrivato il momento di agire. Ora con la class action abbiamo uno strumento in più per difenderci da questa tassa impropria senza ritorno alcuno. Iscritti Anasf o non, siamo con lei se vorrà agire al riguardo”. E voi che ne pensate: balzelli, imposizioni, difficoltà burocratiche rendono sempre meno attraente la professione? O esiste una via d’uscita in grado di esaltare il valore aggiunto di un promotore finanziario per il suo cliente e per la sua struttura senza vessarlo continuamente? Contribuite ad animare la community di Bluerating.com con i vostri commenti, come sempre cliccando qui.

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