Art Advisory – La consulenza indipendente

Il conflitto d’interesse è uno dei maggiori problemi presenti nel sistema economico internazionale, ed anche il mondo dell’arte non è da meno, con la conseguenza negativa di scoraggiare l’accesso ai numerosi nuovi investitori, che si trovano di fronte ad un settore contraddistinto da forti asimmetrie informative e scarsa trasparenza, nel quale le gallerie ed i grandi collezionisti internazionali riescono a decretare i trend di mercato, piuttosto che la qualità intrinseca dell’autore o dell’opera.

Come dimostra il continuo rinvio dell’albo dei consulenti finanziari indipendenti, e il forte legame che continua ad essere presente tra case prodotto e distributori, in Italia il tema della consulenza, e quello dell’indipendenza, continuano a trovare numerosi ostacoli normativi e strutturali. Allo stesso modo, anche a seguito di una scarsa conoscenza della materia, diversi servizi di art advisory offerti dalle banche, risentono di un eccessivo legame con case d’aste o gallerie, per questa ragione risulta molto interessante osservare lo sviluppo della consulenza indipendente, all’interno del settore dell’arte.

Seguire un cliente nella valutazione degli investimenti non significa solamente consigliare un determinato autore, ma renderlo consapevole delle opportunità e dei rischi presenti; “innanzitutto occorre fornirgli una piattaforma d’informazioni rivolta a un agire consapevole, in rapporto alle disponibilità che il collezionista o investitore intende mettere in campo e al livello di rischio che è disposto ad affrontare, due condizioni che l’advisor deve saper incrociare al meglio è che rappresentano presupposto per costruire un progetto che potrà essere perseguito con maggiore tranquillità e successo”, come spiega Pietro Elia, Art Advisor.

I servizi contraddistinti da un elevato livello d’indipendenza, perché possano trovare il giusto apprezzamento sul mercato, è necessario che si confrontino con i costi presenti nel settore senza eccederli. “I costi della consulenza vengono concordati tra le parti, questo presuppone un’ampia variabilità, in relazione al tipo d’intervento e alla complessità del servizio di advisory, che va dall’elaborazione del progetto, all’individuazione delle opere da collezionare o sulle quali investire, all’esecuzione dell’acquisto. Il compenso sarà proporzionale al valore delle opere suggerite e si aggira intorno al 5-15%”, in linea con i prezzi di mercato.

Per supportare il cliente il consulente si deve relazionare con gallerie e case d’asta, per questo offrire realmente il proprio contributo di indipendenza, senza sviluppare legami che lo leghino nelle scelte, rimane un vantaggio competitivo, ma senza dubbio “difficile da valutare per il cliente, in quanto molteplici possono essere le situazioni che creano addentellati d’interesse diretto. Il rapporto con il cliente deve avere una forte componente di etica e deontologia professionale. Ovviamente l’advisor non può essere interconnesso direttamente con le figure che compongono il sistema dell’arte. Non può, quindi, essere socio di gallerie, di case d’asta, non può essere curatore di mostre o collezionista abituale. Queste situazioni creano, quasi certamente, un conflitto d’interesse”.

Le opportunità d’investimento non mancano, tuttavia risulta molto difficile muoversi in un settore che continua ad inviare dalle diverse aste internazionali segnali contrastanti tra loro, e che rimane fortemente legato alla liquidità e propensione al rischio presente sui mercati finanziari.
“Questo è un momento molto particolare, vista la situazione economica generale. Il sistema sta assorbendo lo shock finanziario, che ha determinato una penuria di liquidità, e mettendo ordine al mutare delle dinamiche e delle nuove proposte. Bisogna avere una buona guida. Al momento si deve considerare che la crisi ha prodotto effetti differenti sui vari attori: all’interno dello stesso segmento di proposta ci si può trovare di fronte a tattiche individuali, temporaneamente oscillanti, che devono rispondere più alle esigenze del momento che a una strategia di lungo termine. Questo significa che i dati appaiono contraddittori o non determinanti all’interno dello stesso intervallo di prezzo. Nell’arte contemporanea rimane comunque interessante il segmento di valore 15.000-35.000 Euro, che può produrre una rivalutazione anche del 20% annuo“.
 

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