PF a rischio di estinzione? Occorre una partecipazione agli utili

Serve un minimo garantito: è la richiesta sempre più condivisa dai PF che partecipano alla discussione in corso sulla comunità di Bluerating riguardante il destino della professione di promotore finanziario, dopo un decennio pesante che ha falcidiato il numero dei professionisti attivi sul mercato italiano. Numero su cui peraltro non mancano i dubbi. 

 

“A fine 2008 i PF erano 28.093, come si evince dal comunicato del 29 gennaio 2009 di Assoreti” nota un nostro lettore, mentre a fine gennaio Assoreti “parlava di 25.102 PF, come da comunicato del 26 febbraio 2009”. Quanto “sono attendibili dati che danno per dispersi 5.000 PF in un mese”, si chiede il professionista? Al di là delle cifre assolute, per chi tuttora opera sul mercato italiano i margini sono certamente sotto pressione da tempo.

 

“Sono promotore dal ‘95” spiega un altro nostro utente. “Negli anni ed in particolare nell’ultimo i margini si sono assottigliati moltissimo; la mia fortuna, o sfortuna non so, è che ora faccio la professione da dipendente della banca con cui avevo il mandato”. Per tutelare chi continua a credere in questa professione serve dunque “una sorta di partecipazione agli utili delle mandanti”, aggiunge un collega. Altrimenti “il rischio è di far sottoscrivere contratti non utili solo per poter dar da mangiare ai propri figli”. 

 

Inoltre “è assolutamente necessario inserire una remunerazione che premi la qualità del servizio erogato ai clienti e che, di contro, punisca chi colloca servizi non utili alle esigenze della clientela, che deve rimanere al centro di tutte le nostre attenzioni”. Per far quadrare i conti, ancora una volta, il capro espiatorio sembra essere individuato dai PF nella figura dei manager di rete, che per molti “non offrono nessun supporto, aiuto, competenza ed altro”, secondo alcuni promotori, anzi, i manager di rete “i clienti non li vedono da anni”.

 

La sensazione è tuttavia che in molti casi la “cura dimagrante” in termini di PF non venga percepita dalle società come un problema, quanto semmai come il prezzo da pagare per migliorare l’efficienza della propria struttura. Prova ne sia che Banca Generali ha registrato in gennaio una raccolta netta di 115,848 milioni (spinta in particolare dalla raccolta nel gestito, di 200,138 milioni, mentre nell’amministrato si è registrato un deflusso di -84,289 milioni).

 

Il tutto a fronte di un saldo netto negativo di 10 PF (1.554 i nominativi attivi della rete di Giorgio Girelli, contro i 1.564 di fine dicembre 2009). Una selezione naturale per migliorare tutta la struttura o l’ennesima “spremitura delle olive” di cui fanno le spese i PF con portafogli meno ampi e redditizi? Come sempre indirizzate qui i vostri commenti. 

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