Consob prenda esempio dalla Sec

di Fabrizio Tedeschi

Nella persistente euforia dei mercati, Wall Street teme il ribasso e vara norme contro le manovre ribassiste. E il mercato si divide, come sempre: parte a favore e parte contro. La tanto vituperata Goldman Sachs si schiera contro, mentre altri intermediari come Charles Schwab si dichiarano a favore. Già questi semplici fatti dovrebbero fare riflettere: se la Sec vara norme contro la speculazione al ribasso, qualche rischio concreto vi dovrà pur essere. Se poi anche gli intermediari si dividono, probabilmente secondo le proprie specificità, allora è evidente che qualcuno pensava di “forzare” il ribasso, mentre altri lo temevano sulle proprie azioni. Al di là di queste congetture, che tali rimangono, resta il fatto che la Sec teme un vero e proprio tracollo di alcune situazioni e questo traspare in modo palmare dalle modalità della delibera di divieto di vendite allo scoperto. Si tratta di una delibera articolata che si applica erga omnes e in tutte le situazioni, quindi non solo ai titoli del comparto bancario-finanziario o a quelli sotto aumento di capitale, come nei provvedimenti della nostra Consob. Le nuove modalità di vendita allo scoperto (in effetti non si tratta di un vero e proprio divieto) scattano allorquando un titolo abbia perso il 10% nell’arco della giornata e valgono fino alla seduta successiva. Per dare un’idea dell’ampiezza del ribasso, neppure i titoli Fastweb e Telecom hanno raggiunto un simile livello di perdita nella drammatica situazione in cui sono venuti recentemente a trovarsi. In realtà la vendita allo scoperto non è vietata: semplicemente si impone di effettuarla a un prezzo superiore a quello di quotazione. In breve: ci si può mettere allo scoperto, ma prima si è obbligati a “rialzare” la quotazione oppure ad attendere almeno una seduta di borsa. È una modalità operativa molto intelligente; vedremo quanto sarà efficace.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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