Draghi, basta col far west dei derivati

Derivati sì, derivati no, (e fatte sta pizza), canterebbe la cara Claudia Mori se dovesse sintetizzare lo spirito che ha accompagnato la finanza mondiale negli ultimi 3 anni. Ovvero da quando colui che è stato additato  il Frankenstein dei mercati, ovvero  il cds, ha trovato la luce della ribalta grazie alla recente crisi finanziaria. Si pensi ai cadaveri lasciati sul campo, come ad esempio Aig, oppure alle dure prese di posizione del signo George Soros (per il quale i cds andrebbero messi al bando) e dell’oracolo Warren Buffett: “Se i contratti derivati non vengono collateralizzati o garantiti, il loro reale valore dipende anche dal merito di credito delle controparti. Allo stesso tempo, comunque, prima che il contratto sia onorato, le controparti registrano profitti e perdite -spesso di enorme entità- nei loro bilanci senza che un singolo centesimo passi di mano. La varietà dei contratti derivati trova un limite solo nell’immaginazione dell’uomo (o talvolta, a quanto pare, del folle)”

Sembra però ormai finita l’epoca degli strumenti a briglie sciolte, la crisi deve pur averci insegnato qualcosa; e così ecco arrivare ieri dal presidente del Financial Stability Board, alias Mario Draghi una chiara indicazione in materia, come riportato oggi dal Sole 24 Ore: “Questo modo di scommettere ha delle implicazioni sistemiche. Quando qualcosa ha implicazioni sistemiche, si può star certi che vada incontro a una regolamentazione sistemica. È molto improbabile, quindi, che questi mercati vengano lasciati nella stessa situazione in cui erano prima della crisi». In altre parole il mercato dei credit default swaps va incontro a un processo di regolamentazione..un problema però persiste; qualcuno ha spiegato a Mario Draghi che la madre dei derivati è sempre incinta?

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