Delta pensa al piano B dopo il dietro-front di Intesa

Intesa Sanpaolo fa un passo indietro sul dossier Delta, che però non si scoraggia e cerca altri cavalieri bianchi. In una nota diffusa ieri, la Cassa di Risparmio di San Marino (azionista di maggioranza della banca) ha confermato di aver ricevuto da Ca’ de Sass una comunicazione formale “in merito alla decisione di sospendere ogni attività finalizzata all’acquisizione di parte degli attivi del gruppo”. A far naufragare il possibile accordo con il gruppo guidato da Corrado Passera (inizialmente interessato a rilevare 16Banca, Bentos Assicurazioni, Carirete e Rete Plus), sarebbe stata la debolezza dei numeri di Delta: le risorse reperite per rafforzare il capitale sarebbero troppo poche (150 milioni rispetto a un fabbisogno di 350 milioni) e la struttura eterogenea del gruppo potrebbe creare alcuni problemi nel trasferimento di proprietà.

L’istituto guidato da Leone Sibani ha precisato che il dietro-front di Intesa non pregiudica l’accordo di ristrutturazione raggiunto con le banche creditrici, le quali “hanno già espresso il proprio assenso sul piano”. Il problema che ora si pone è quello di trovare nuovi compratori. E qui le indiscrezioni divergono: secondo Il Sole 24ore il piano alternativo prevede l’entrata in scena di un partner straniero, mentre Milano Finanza annovera, tra i possibili compratori, Barclays (che è anche creditore di Delta), il Banco Santander, la Popolare di Milano e la Popolare dell’Emilia Romagna. Tutti nomi però smentiti dai tre commissari (Bruno Inzitari, Antonio Taverna e Enzo Ortolan) che dal maggio 2009 guidano la banca. Secondo il Corriere, invece, questi ultimi starebbero puntando, d’accordo con Bankitalia che segue da vicino la vicenda, a coinvolgere le stesse banche creditrici, che sarebbero chiamate ad intervenire per un importo proporzionale alla loro esposizione. Intesa Sanpaolo, uscita dalla porta, rientrerebbe così dalla finestra, in qualità, appunto di istituto creditore. Ca’ de Sass potrebbe inoltre intervenire rilevando circa un terzo dei 1000 dipendenti del gruppo.

Quanto al piano di ristrutturazione, secondo il giornale di Confindustria Delta potrebbe finire, dopo Fingruppo e Risanamento, nell’ambito dell’articolo 182 bis del nuovo diritto fallimentare. L’ipotesi formulata dai commissari prevede infatti il raggiungimento di un accordo per la ristrutturazione del debito (oltre 3 miliardi di euro) da trovare con almeno il 60% dei creditori. Il piano dovrà essere presentato in Tribunale, che lo dovrà omologare.

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