Draghi al vertice della Bce “La strada è tutta in salita”

di Julia Giavi Langosco

Lo schiaffo della Bild Zeitung ha svegliato tutti. Dopo che il popolare giornale tedesco ha sparato ad alzo zero contro la possibile successione di Mario Draghi a Jean Claude Trichet alla presidenza della Banca centrale europea, il governo della Bce, solitamente considerato argomento poco pruriginoso rispetto ai gossip elettorali, è diventato d’attualità per molti inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama. Certo, c’è voluto che, dopo la Bild (4 milioni di copie, 17 milioni di lettori) anche il più paludato Financial Times avvertisse i suoi lettori che un parlamentare italiano, Sandro Gozi, del Partito Democratico vuole farsi pubblicamente alfiere di una raccolta firme bipartisan per la candidatura europea per l’attuale governatore della Banca d’Italia. Ma, sta di fatto, che da qualche giorno, la Bce, stranamente, è diventata un affare italiano. A rianimarne l’attenzione nelle stanze romane della politica, ha contribuito anche l’attesa per l’intervento di Draghi al parlamento europeo, in veste di presidente del Financial Stability Board, programmato per mercoledì 17 marzo. Un appuntamento che è stato colto come un’occasione sottolineare l’alta competenza dell’uomo e l’apprezzamento internazionale che gli è dovuto. Ma, al netto del consenso che viene riconosciuto a Draghi come tecnico e civil servant di grande profilo, sull’uscita di Gozi SOLDI ha raccolto più di qualche imbarazzo. “Il governatore della Banca d’Italia ha il grande prestigio che merita e con la sua nomina al vertice della Banca centrale europea”, sostiene Pierluigi Bersani, “l’Italia recupererebbe una parte del deficit di postazioni decisionali che ne tempo ha accumulato nelle istituzioni europee”. Comunque lo stesso segretario del partito democratico, in cui Gozi si riconosce, frena: “Proprio per il prestigio di cui gode il governatore della Banca d’Italia, un tema come la sua nomina alla Bce va trattato con grande cautela”. Nicola Rossi, senatore del Pd con lunga militanza come docente universitario di economia, è anche più tranchant. “Non credo che una candidatura di un tale livello abbia delle chance se parte dalla politica e ritenga che il governo a sua volta se faccia pubblicamente latore solo in forza della comprovata certezza di avere successo”. In pratica per Rossi, come pure per Bersani, di fatto è il ministro del tesoro, Giulio Tremonti, anche per le sue frequentazioni nell’Eurogruppo, a poter valutare il margine di successo di un’eventuale candidatura di Draghi. Su un punto, da centrosinistra, come da centrodestra sono tutti d’accordo. Che non si venga a dire, come invece ha fatto la Bild e dopo il giornale tedesco anche altri euro-osservatori, che la nomina del governatore della Banca del Portogallo, Vitor Constancio, a vicepresidente della Banca centrale Europea, per prassi, impedisce il cumulo delle cariche di vertice nella Bce con anche il numero uno proveniente dall’area Sud dell’Unione. “Eh no”, insorge con una tirata forte di sigaro Gianfranco Conte, presidente della commissione finanze della Camera in quota Partito della libertà. “Non mi sembra un argomento fare la sommatoria aritmetica dei paesi aderenti all’Unione e distribuire le cariche in relazione. Draghi ha dato importanti segnali di consapevolezza tempestiva della crisi finanziaria e delle modalità con cui i paesi devono affrontarla.
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