Le Index in piena crisi sono in cerca di rivincita

di Vita Lo Russo

La disaffezione dei risparmiatori nei confronti delle polizze index linked alla luce della crisi innescata dai subprime, ha le sue ragioni. La maggior parte dei soldi investiti venivano coperti tramite una garanzia sul capitale, il caso degli zero coupon, che si innescava solo alla scadenza della polizza e solo se non falliva l’emittente.
Per questo una ventina di compagnie sono rimaste invischiate nel crack della quarta banca d’affari americana con esposizioni di oltre due miliardi di euro e un monte polizze tossiche vendute a circa centomila clienti (dall’ultimo rapporto dell’Ania emerge che il totale dei crediti vantati dalle compagnie assicurative italiane nei confronti di Lehman Brothers è di circa 2,7 miliardi di euro, ndr).
Dal 2008 ad oggi le compagnie si sono affrettate a chiarire la propria posizione nei confronti della banca d’affari statunitense cercando da subito mediazioni con i clienti. La prima a muoversi fu Mediolanum che dichiarò un’esposizione di 210 milioni di index linked vendute a circa 10.000 clienti, e approvò già nel novembre 2008 un piano di intervento in cui i due azionisti di maggioranza del gruppo, Doris e Fininvest, intervennero per salvaguardare gli interessi degli azionisti di minoranza.
A seguire il gruppo Unipol che per tutelare i propri clienti (8.500, quasi tutti piccoli risparmiatori e famiglie) propose il rimborso del capitale originariamente sottoscritto alla scadenza di ogni singola polizza. In questo caso le polizze compromesse raggiungevano un valore di 100 milioni di euro.
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