My fair customer

di Giuseppe G. Santorsola

…del risparmiatore (un giurista Lauren Willis e l’economista Jeremy Siegel in particolare). Il primo sostiene che è inutile, il secondo che, se incompleta, è dannosa. Il tema è stato successivamente ripreso anche da Banca d’Italia, Consob e Anasf e da uno studio di Patti Chiari – The European House Ambrosetti. Per contro, l’OCSE sta investendo consistemente in ottica positiva anche nelle scuole per la financial education. La Banca d’Italia, in una sua indagine basata su dati 2008, evidenzia un’impreparazione ampiamente insufficiente sui principali temi della materia. L’aspetto che si intende sottoporre al confronto con il lettore è quello dell’interesse del risparmiatore-investitore-speculatore nei confronti della propria corretta “educazione finanziaria”.
George Bernard Shaw ci ha lasciato una nota opera circa le difficoltà nell’educare una persona secondo principi e regole che le sono strutturalmente lontani (Pigmalion, e nella sua versione “musical” My fair lady). Pigmalione impiega tempo, risorse, sforzi per adattare la sua lady “fair” alle abitudini dell’ambiente dove dovrebbe vivere. L’intermediazione finanziaria vive una condizione non dissimile nel proprio rapporto con una sua controparte fondamentale e cioè il cliente risparmiatore. Peraltro i due personaggi sono guidati dal cuore e non dall’interesse. Educazione finanziaria significa essenzialmente approfondire tre profili: l’istruzione di base, l’informazione corrente e le abitudini comportamentali. Nel primo campo la scuola, salvo poche specializzazioni non promuove alcuna cultura in merito nei suoi licei. Nel secondo profilo, l’informazione è abbondante, non sempre indipendente da interessi, spesso più tecnica che educativa. Il terzo aspetto, certamente educativo, non viene ben accolto in generale dal discente, se non ex-post.

L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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