Il J’accuse di Antoine Bernheim

Antoine Bernheim punta il dito contro chi l’ha messo “alla porta”: “un insulto”, ha dichiarato al quotidiano francese “Le Figaro”, lasciando intuire che la sua dipartita dalle Generali ha molto a che fare con i tentativi di spingere Mediobanca a diluirsi nel capitale. A una settimana dalla candidatura di Cesare Geronzi alla presidenza del Leone da parte del comitato nomine di Mediobanca, Bernheim ha deciso di dare sfogo alla sua amarezza. “Capisco – ha dichiarato – che non si voglia rinnovare per tre anni un presidente di 85 anni ,ma in questo caso l’età è un pretesto, non accetto il modo in cui sono state fatte le cose, nei miei riguardi e nei riguardi delle Generali”.

Nulla di certo sulla presidenza onoraria che gli è stata proposta: “Sinceramente non so se accettare – ha aggiunto – grazie a Mediobanca non sono neanche nella lista degli amministratori che verrà presentata all’assemblea del 24 aprile. Visto quel che io rappresento per la storia delle Generali, trovo che questo sia un insulto”. Bernheim si è dimostrato inoltre preoccupato per il futuro delle Generali: “Sono stato da parte perché difendo una gestione ortodossa delle Generali, esclusivamente al servizio degli azionisti e della comapgnia, non di interessi particolari. Per questo mi preoccupa molto il futuro delle Generali. Dal suo punto di vista Mediobanca non può dare a Generali i margini di manovra di cui ha bisogno”. Molti dei suoo progetti, ha ricordato Bernheim, erano stati fermati proprio perché “Mediobanca non voleva diluirsi nel capitale”, mentre sulla nomina di Geronzi si è detto “allibito”: “non è un assicuratore e ha sempre detto che non voleva quel posto”.

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