Quando il gestito è una scelta (quasi) obbligata

Cari promotori, ma quanto pesa il mix di prodotti che siete in grado di offrire, al netto della vostra capacità professionale di raccordare al meglio le esigenze della vostra clientela con i prodotti e servizi che la mandante vi mette a disposizione? La sensazione, scorrendo alcuni degli ultimi commenti inseriti, è che pesi molto, soprattutto però a livello reddituale.

 

Cerchiamo di capirci: a livello complessivo il gestito batte a mani basse l’amministrato. E’ un bene o un male? Dipende, visto che ci saranno clienti le cui esigenze non vanno oltre un conto corrente o un deposito titoli e una ristretta selezione di titoli di stato o obbligazioni. Mentre molti altri hanno o potrebbero avere interesse a sottoscrivere prodotti gestiti, a patto che i costi siano proporzionali al valore aggiunto del prodotto o servizio offerto.

 

Che molti prodotti gestiti italiani si siano dimostrati, storicamente, costosi e poco efficienti è noto da tempo (fanno fede, se non altro, le statistiche che Mediobanca elabora ogni anno al riguardo), mentre la stessa categoria dei promotori finanziari appare consapevole che in molte circostanze si sono collocati prodotti gestiti solo perché “il gestito genera management fee e paga commissioni di collocamento più alte” come commenta un nostro utente, aggiungendo sarcastico: “Questa è la vera ragione. Altro che consulenza!”.

 

A volte, come nel caso di Mediolanum, pare vero pure l’opposto: così un nostro lettore fa notare come “l’amministrato di Mediolanum é frutto del conto Freedom e non della volontà dei promotori (paga poco o nulla) mentre il gestito é basso perché Mediolanum costa cara (ai clienti) ed é gestita male”. Insomma, “il promotore Mediolanum é costretto a fare assicurativo perché l’amministrato non fa mangiare”. 

 

Gira e rigira dunque, al di là delle prese di posizione, delle dichiarazioni d’intenti o dei cerchi tracciati sulla sabbia, il sistema italiano continua a presentare elevati margini di inefficienza e opacità di comportamenti, che in qualche volta sfociano anche in atti fraudolenti compiuti dagli stessi PF, i quali peraltro sono perfettamente consci del problema, come ribadisce un professionista sottolineando che “gli atti fraudolenti citati in questi giorni sono da condannare senza come e senza ma,nel rispetto della quasi totalità dei promotori finanziari onesti e professionali, sempre al fianco dei clienti”.

 

Al contrario, magari, di quel “sistema bancario che approfitta dei clienti ogni giorno da decenni”.  Insomma: un promotore “può meritare successo solamente interpretando un ruolo socialmente utile, che mai come in questo momento di grande innovazione e globalizzazione finanziaria è necessario”.  Per cui “il tema dell’educazione finanziaria é sicuramente centrale per ridare ai clienti un minimo di maltolto” . A patto, viene da aggiungere, che le stesse mandanti (in larga maggioranza banche) capiscano che è ora di cambiare atteggiamento nella gestione dei loro rapporti, diretti o indiretti, con la clientela (e con le proprie reti di vendita). 

 

Altrimenti che succederà secondo voi, in quello che, con tassi di risparmio del 14%, resta uno dei più importanti mercati mondiali? Aspettiamo con interesse i vostri commenti ed eventuali segnalazioni di aneddoti e casi specifici, che vi invitiamo a inviare qui

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