Dalla diffusione degli ETF verrà un aiuto o un aggravio per i PF?

La ripresa del settore del risparmio gestito passerà per gli ETF? Che nella crisi abbiano svolto un ruolo anche le tipologie e i costi dei prodotti distribuiti è certo, che i risparmiatori si stiano accorgendo, come notano alcuni lettori di Bluerating, che “i fondi comuni hanno ingrassato per anni le banche e le società di gestione” a spese della clientela stessa, con “performances vergognose in assenza di trasparenza ed efficienza” è altrettanto probabile. Il declino di fondi e sicav è dunque “inarrestabile” a livello di trend storico, a meno che non si riescano a produrre performance che giustifichino i costi di gestione e distribuzione dei prodotti.

 

Ma fondi di qualità non sono merce comune, per cui potranno riguardare alcune nicchie di mercato, per forza di cosa limitate a poche strutture o comunque rappresentanti una porzione contenuta dei prodotti che ogni promotore sarà in grado di offrire anche negli anni a venire. Per venire incontro a quei clienti che vogliono un più attento controllo dei conti strumenti come gli ETF paiono dunque ideali, tanto che Deborah Fuhr, Managing Director e Global Head della divisione ETF Research and Implementation Strategy di BlackRock, prevede una crescita annua del 30% degli Assets under management (Aum) degli ETF nei prossimi anni, che dovrebbero portarsi a quota 500 miliardi di dollari nella sola Europa entro il 2012.

 

Cosa cambierà a vostro giudizio rispetto all’attuale predilezione, anche per motivi di convenienza reddituale sia delle mandanti sia (di conseguenza) degli stessi PF, una simile rivoluzione? Per gli uomini delle reti rappresenteranno uno strumento in più, meno costoso e più trasparente, per rispondere alle esigenze della clientela, fermo restando che occorrerà sviluppare una capacità di pianificazione per ottimizzare il market timing di entrata e di uscita anche da tali strumenti? O sarà solo un’ulteriore pressione competitiva che porterà ad un assottigliamento delle provvigioni percepite a fine mese?

 

E in questo caso come si potrebbe compensare il minor gettito a cui andrebbero incontro tanto le banche e le società di gestione (che avrebbero dunque minori incentivi a investire nel settore) quanto i loro distributori? Inviateci le vostre considerazioni, come sempre, così da poter condividerle con gli altri lettori di Bluerating.

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