Governi, banche e PF danno i numeri: che confusione!

Numeri che lievitano come una torta in forno, come nel caso del piano di aiuti alla Grecia, passato nel giro di una settimana dalla cifra di 45 miliardi di euro (di cui 30 miliardi dalla Ue e di questi 5,7 dall’Italia) ai 159 miliardi in tre anni di cui ha parlato oggi il premier greco George Papandreou, il quale dovrà impegnarsi, per convincere i rappresentanti di Ue, Bce e Fmi (presumibilmente entro il weekend per evitare nuove montagne russe ai mercati), a varare in parallelo misure “draconiane” per 24 miliardi di euro di risparmi complessivi in due anni.

Per la verità così draconiane le misure non appaiono, specialmente agli occhi dei contribuenti tedeschi assai poco propensi a fornire aiuto a un paese che manda in pensione i propri lavoratori statali a 53 anni quando in Germania l’età per la pensione è fissata a 67 anni. Secondo le ultime anticipazioni Papandreou, che già deve fronteggiare scioperi e scontri di piazza in tutto il paese, pensa infatti di congelare per tre anni ogni aumento di stipendio per il settore pubblico e per quello privato, eliminare la quattordicesima mensilità, limare la tredicesima e le indennità aumentare l’Iva su alcolici, sigarette e carburanti, porre l’accento sulla previdenza complementare riducendo le prestazioni di quella pubblica e introdurre maggiore libertà di licenziamento per il settore privato. 

Dall’altra parte dell’Atlantico sotto assedio sono le grandi banche d’affari, che sembrano uscite più forti di prima dalla crisi finanziaria dell’ultimo biennio, in parte per meriti propri in parte per la carenze legislative che hanno permesso il moltiplicarsi di situazioni di “azzardo morale”. Carenze cui il presidente Barack Obama vorrebbe porre rimedio introducendo limiti più stringenti e separando le attività a rischio da quelle di banca commerciale, limiti che non piacciono alle dirette interessate perché, come spiega oggi un report di Jp Morgan, rischiano di costare almeno altri 85 miliardi di dollari di ricapitalizzazioni e di avvantaggiare i fondi hedge, che resterebbero meno regolamentati (e quindi godrebbero di un vantaggio competitivo ai danni degli attuali colossi di Wall Street).

In Italia e in particolare ad alcuni lettori di Bluerating i numeri che non sempre tornano sono quelli delle performance mensili di alcune strutture, come Banca Mediolanum. Si domanda un lettore: come fa Mediolanum ad aver raccolto in marzo oltre 389,6 milioni di euro staccando nettamente la seconda migliore struttura, Banca Fideuram (poco meno di 154 milioni di raccolta) se il numero di promotori continua a calare, essendo passato dalle 4.811 unità di febbraio a quota 4.777? I più sospettosi parlano persino di “numeri abilmente manipolati, verità parziali, in modo tale da diffondere un’immagine molto diversa da quella che è reale”, anche se alcuni promotori ribattono: “La nostra è un’attività imprenditoriale” e suggeriscono “è tutta invidia”.

Chi ha ragione secondo voi? E questi numeri che salgono, scendono, si moltiplicano e si dividono così turbinosamente che effetto fanno sulla vostra professione quotidiana e sui vostri rapporti con la clientela? Inviateci come sempre pareri e commenti qui: Mediolanum, raccolta al top nel mese di marzo.

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