Promotori: il risiko finanziario svecchierà le strutture?

Il risiko nel settore del risparmio gestito è ufficialmente ripartito, da Londra, con l’acquisizione annunciata ieri da parte di Man Group, principale società di gestione di fondi hedge della concorrente acquisire GLG Partners per 1,6 miliardi di dollari. Un’operazione che consentirà a Man di dare vita a un gruppo da circa 63,0 miliardi di dollari di masse gestite,  poco sotto il volume che la sola Man Group aveva toccato prima dell’esplodere della crisi.

In Italia dopo alcune operazioni minori sotto i riflettori sono due “pesi massimi” come Banca Fideuram, di cui la controllante Intesa Sanpaolo studia il ricollocamento in borsa, forse dopo l’estate se i mercati permarranno volatili come negli ultimi giorni, previo ingresso di un partner estero (si è parlato di un gruppo statunitense) con una quota di minoranza (10%-15%). Schema che potrebbe essere seguito anche da Pioneer Investments, dove Roger Yates avrebbe già rassicurato la prima linea sull’intenzione della controllante UniCredit di non voler affrettare i tempi non avendo necessità patrimoniali dopo il recente aumento di capitale.

La possibilità di fare le cose con calma dovrebbe consentire al manager inglese arrivato a inizio anno al posto di Dario Frigerio dopo pregresse esperienze ai vertici di Invesco ed Henderson di valutare bene i possibili partner con cui andare a costituire quella “realtà di maggiori dimensioni” di cui ha parlato negli scorsi giorni Alessandro Profumo. Del resto anche in casa Pioneer la crisi ha picchiato duro, portando da oltre 130 agli attuali 67 miliardi di euro il patrimonio sotto gestione. Per tornare ai livelli di un paio d’anni fa occorrerebbe dunque riuscire a mettere le mani su un gruppo da almeno 60 miliardi di euro di Aum, un boccone probabilmente troppo grosso per l’attuale UniCredit, tanto più dopo il varo, sofferto, del progetto del “bancone” col quale Profumo vorrebbe ridurre i costi di struttura e aumentare la redditività delle attività italiane del gruppo.

Se non potrà essere cacciatore Pioneer potrebbe dunque cercare la strada dell’alleanza “tra pari”, ma i lettori di Bluerating sembrano ormai insofferenti alle grandi questioni strategiche, preferendo concentrarsi, anche nei loro commenti, sulle piccole cose concrete di tutti i giorni. Ad esempio sulla scarsa rispondenza delle parole a favore di una maggiore cultura e di una più estesa consulenza con i comportamenti messi in atto dalle mandanti, cui sembra interessare soprattutto se non solo massimizzare il flusso di commissioni spremibili da ciascun cliente. O come certe carenze nei controlli sull’operato di “agenti spregiudicati” che “facevano sottoscrivere una nuova Europension all’anno, con tutti i caricamenti, anziché il versamento annuale”.

Eppure, notano i nostri utenti, sarebbe stato “facile verificare i clienti con molte polizze non alimentate- E invece ci marciavano, incassavano il preconto e buona notte ai suonatori. Salvo poi revocare l’agente con infamia se il clienti scopriva la truffa”. Colpa del fatto che “in una struttura piramidale IOS style i manager sono in conflitto d’ interesse con i PF”. C’è solo da attendere, come scrive un nostro lettore, che i gruppi dirigenti “vecchio stile” vadano col tempo in pensione, o il risiko potrebbe giocare un ruolo importante anche per quanto riguarda il rinnovo manageriale e culturale? Inviate come sempre i vostri commenti qui:  Promotori – Mediolanum, sospensione di “principio”.

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