Fare banca sarà meno redditizio: un bene o un male per il risparmio gestito?

Il rafforzamento patrimoniale delle banche resta la prima preoccupazione delle autorità nazionali anche in Italia: nel corso delle sue Considerazioni Finali il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha così rivolto un invito agli istituti di credito a continuare l’opera di rafforzamento patrimoniale e a ritrovare il modo di “fare banca” sul territorio.  “I progressi compiuti nel 2009 dalle banche italiane nel rafforzare il patrimonio, pur in un anno di profitti ridotti, sono stati incoraggianti; vi hanno contribuito emissioni sul mercato, dismissioni di attività, dividendi moderati, ricapitalizzazioni pubbliche” ha concesso Draghi, che pure deve essere ben conscio che rispetto agli Stati Uniti le banche europee (italiane comprese) hanno raccolto, nell’ultimo anno, capitali nella proporzione di 1 a 5.

Molto resta dunque da fare, anche perché passata l’emergenza ora la sfida è coniugare la disciplina di bilancio con ritorno alla crescita, senza la quale ogni manovra non porterà che a benefici temporanei col rischio, anche se questo Draghi ha evitato di dirlo, di preparare il terreno a nuove crisi in un futuro non troppo distante. Per non correre questo rischio appaiono necessarie riforme strutturali, come il prolungamento dell’età lavorativa “anche per garantire un tenore di vita adeguato agli anziani di domani” e una lotta decisa alla “corruzione diffusa” nell’amministrazione pubblica che oltre a favorire in alcuni casi la criminalità organizzata “frena lo sviluppo” in particolare in quelle regioni che maggiormente soffrono di questo fenomeno.

In questa situazione prevedere un incremento della pressione fiscale è fin troppo semplice, così come appare inevitabile che si proceda a ulteriori revisioni nel settore previdenziale e con l’apertura alla concorrenza di molti settori ancora fin troppo protetti. Misure che se a medio termine potranno rilanciare l’economia nel breve rischiano di pesare nelle tasche degli italiani comprimendo la percentuale destinata al risparmio (e quindi all’investimento in prodotti di risparmio gestito). Forse anche per questo chi sembra intenzionato a rafforzarsi, come Generali (tanto nel campo assicurativo, in particolare nel Danni, quanto nell’asset management), per ora rimane alla finestra in attesa di valutazioni convenienti e di un quadro dei mercati oltre che normativo più chiaro.

Un’incertezza che tuttavia rischia di pesare ancora una volta su coloro che lavorano nel settore, siano essi dipendenti, promotori o consulenti indipendenti. Ci pare quindi opportuno dare spazio ai vostri commenti e riflessioni: come pensate che la manovra che inizia in questi giorni il suo cammino parlamentare e più in generale la stagione di riforme strutturali che da più parti si invoca potrà influire sul vostro operato? Indirizzate come sempre i vostri commenti qui: Draghi: fare banca sarà meno redditizio

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