Non è un problema di distribuzione

di Carlo Piarulli

L’industria dei fondi comuni negli ultimi 10 anni non ha fornito sufficiente ed adeguato valore aggiunto alla clientela con “performance” non in grado di “compensare” le commissioni nei fondi monetari/obbligazionari e di fornire un adeguato premio per il rischio nei fondi azionari.
Certamente non si può disconoscere il ruolo della penalizzazione del regime fiscale dei fondi italiani rispetto a quelli esteri, così come non si può disconoscere lo stato di profonda crisi d’identità dell’industria dei fondi comuni nell’ambito dei gruppi bancari, pur senza arrivare a conclusioni drastiche sulla separazione tra attività bancaria e attività di gestione dei fondi comuni, profondamente innaturale e che non risolverebbe alcun problema, portando forse al paradosso di condurre inesorabilmente la gestione dei fondi in gruppi assicurativi e industriali, con garanzie per i risparmiatori alla fine minori. Il problema dei fondi comuni non può essere risolto esclusivamente sul piano della distribuzione trascurando quello della produzione: il ruolo della distribuzione non può essere sottovalutato e in tale ambito il nesso tra consulenza e distribuzione ha un’importanza decisiva.
Rispetto invece alla figura del professionista promotore finanziario penso che le preoccupazioni debbano essere ben altre proprio alla luce dei sondaggi che indicano in questa figura un trait d’union tra il cliente, con i suoi bisogni ed il mercato, e il vero fulcro dello sviluppo del risparmio gestito.
Abbiamo la fotografia di una categoria che sta invecchiando, che mostra come unico ricambio generazionale quello tra padre e figlio, una categoria in cui la mobilità infra-reti grava sul costo della raccolta, senza creare valore poiché la materia prima (le masse), è sempre la stessa. Per converso, gli investimenti da parte delle reti verso giovani con la volontà di intraprendere la professione, è legata a sporadiche iniziative. A tutto ciò va aggiunto che se analizziamo le prime 7 reti in Italia (dati Assoreti al dicembre 2009) vediamo che contano 16.815 promotori con 176,2 miliardi di euro di masse pari a 10,4 milioni di euro “pro-capite” di portafoglio. Fermo restando il limite della media di Trilussa, possiamo affermare che tale portafoglio generi al promotore un reddito medio all’incirca pari a 33.000 euro lordi annuo.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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