Non ci resta che vendere

con la firma di tre nuove alleanze con DWS, Franklin Templeton e Pimco. D’altra parte i segnali che vengono dai dati di vendita dei fondi comuni sono chiari: da 4 trimestri consecutivi la raccolta netta dei fondi comuni è sempre piu dominata da società domiciliate all’estero e promosse da gruppi esteri.
Nomi come BlackRock, Fidelity, JP Morgan, Franklin Templeton, Schroders, BNP Paribas, Amundi stanno diventando sempre più noti al pubblico degli investitori. E da investimento di nicchia si stanno trasformando nei veri leader della raccolta del risparmio gestito.
Forse ci vorranno ancora alcuni anni, ma la strada è tracciata, in Italia come nel resto del mondo. Il segnale che riceviamo forte e chiaro è che gli operatori si concentreranno nei proprio core business: da una parte banche e promotori che distribuiscono, che si posizionano vicino al cliente perché lo conoscono e possono meglio gestire le sue esigenze; dall’altra chi produce e gestisce prodotti finanziari, pochi operatori specializzati del risparmio gestito. Questo fenomeno è già ampiamente avviato e oggi poche società controllano il 90% delle masse gestite, ma subirà un ulteriore accellerazione dalla crisi dei mercati finanziari che stiamo vivendo.
Non è un caso che i due gruppi bancari leader in Italia, Intesa Sanpaolo e UniCredit stiano studiando come valorizzare le loro società di gestione e non ci stupiremmo che Fideuram e Pioneer fosssero presto cedute per fare cassa.
Si sa che la via per valorizzare Fideuram è il collocamento in Borsa, ma con l’aria che tira non sarà facile realizzare quanto sperato dai vertici di Intesa Sanpaolo, mentre per Pioneer si sta parlando di cessione totale o parziale a un global player dell’industria. Queste trattative seguono la recente cessione dell’attività di Banca Depositaria di Intesa Sanpaolo al gruppo americano State Street che ha investito ben 1,28 miliardi di euro per consolidare la propria presenza in Europa e creare le premesse strutturali per la propria crescita.
In passato si è spesso discusso sul dualismo esistente fra grandi società di gestione e piccole boutique specializzate, dando credito al fatto che piccolo è bello perché piu flessibile e dinamico. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a fatti che vanno contro questa teoria, e anche nel settore degli hedge fund Man Group, la società quotata più grande al mondo, ha ritenuto necessario acquisire il controllo della GLG per 1,6 miliardi di dollari, per potenziare la propria presenza nel settore dei fondi long-short. Anche nel sofisticato mondo degli investimenti alternativi nel futuro si può affermare che “piccolo non è piu bello”.
Nel contempo le reti dei promotori sono destinate a ridursi e restare legate a strutture bancarie e di pura distribuzione.
Lo scenario che si delinea è perfettamente coerente con i desiderata del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che da anni sostiene la necessità di differenziare le strutture dedicate alla gestione del risparmio da chi distribuisce i prodotti finanziari, anche per prevenire le tentazioni di fare più gli interessi del gruppi finanziari che dei risparmiatori.
E’ evidente che la tentazione è molto forte quando chi gestisce ha altri interessi spesso contrapposti e i recenti scandali nel mercato americano che hanno coinvolto istituzioni blasonate come Goldman Sachs confermano che nessuna organizzazione è al riparo da questi rischi.

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