Di tutte le voci su Banca Sara, qualcuna sarà mai vera?

 Ai lettori di Bluerating piace il gossip: così attorno ai rumors di un possibile interesse per Banca Sara (l’ex Banca della Rete ceduta a suo tempo da Capitalia al gruppo Sara) da parte di Mediolanum, alcuni legano un’ulteriore indiscrezione, quella che vorrebbe  Franco Cova, chiamato nel 2005 ad occuparsi di formazione, crescita e sviluppo della rete dei consulenti globali per conto della società delle famiglie Doris e Berlusconi dopo una precedente esperienza di Regional Manager per il Nord, come candidato al ruolo di direttore generale per la stessa Banca Sara. 

 

Una voce tutta da verificare, visto che solo nell’aprile di un anno fa a quella carica è arrivato l’allora vice direttore generale di UniCredit Banca di Roma Alessandro Maria Piozzi, forte di un’esperienza quasi trentennale nel settore e col mandato di dare esecuzione al piano industriale della società del gruppo Sara che prevedeva in particolare di alzare il patrimonio da 2 a 3,5 miliardi di euro.  Obiettivi che in parte si sono già realizzati con una crescita che ha portato il patrimonio della rete guidata da Marco Riva (altro ex Mediolanum) a superare a fine marzo i 2,5 miliardi di euro, secondo i dati Assoreti.

 

Qualcuno poi nota come l’interesse per Banca Sara potrebbe essere giustificato dalla passione che molte strutture, non solo ma anche Mediolanum, mostrano per i prodotti assicurativi (ad esempio nel caso di Allianz Bank o di Banca Generali, non a caso strutture di proprietà di compagnie assicurative). Prodotti il cui collocamento molto spesso viene incentivato con “grandi incentivi a PF e manager” come ricordano i nostri lettori. Il perché è presto detto: si tratta di prodotti che oltre a coprire un’esigenza della clientela, quella assicurativa (o anche finanziaria e previdenziale), per la natura dei loro costi e l’opacità degli stessi risultano estremamente redditizi per le mandanti, specie se confrontati con prodotti come l’amministrato o i fondi comuni (fatta qualche debita eccezione).

 

Ciò detto è però vero che anche i PF hanno le proprie responsabilità e spetta loro valutare come e quanto bilanciare gli interessi della società per cui lavorano e quelli dei loro clienti. “La banca la fa anche il promotore, chi non si prende questa responsabilità potrà continuare a cambiare in eterno senza essere mai felice se non comprende che solo lui è responsabile della soddisfazione dei suoi clienti” sintetizza un nostro lettore. Anche perché se questo è vero lavorare per un brand “forte”, in grado di battere record di raccolta e affidabilità, “potrebbe essere una grande opportunità”. 

 

Ma forse chi scrive, conclude il nostro lettore, “non conosce la vera cannibalizzazione che è stata fatta dalle banche verso le reti, acquistate e smantellate”. Insomma, “attenti ai veri mostri”, perché anche nel settore del risparmio gestito non è sempre detto che le cose stiano così come sembrano a prima vista. E voi che ne pensate? Inviate come sempre le vostre riflessioni qui

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