Un appello al futuro presidente

di Camilla Gaiaschi

Le associazioni degli operatori approvano il settennato di Lamberto Cardia di cui elogiano “l’apertura al dialogo”. Così Elio Conti Nibali, presidente dell’Anasf: “Abbiamo valutato positivamente l’attenzione che la Commissione ha avuto nei confronti dei protagonisti del mercato, dimostrando di muoversi verso la direzione del dialogo e del confronto”, spiega Conti Nibali, ricordando in particolare il “confronto sulla dematerializzazione delle quote dei fondi comuni di investimento”.
Molto, però, resta ancora da fare. E ancor prima dei vari punti da inserire nell’agenda per i prossimi sette anni, a destare l’attenzione degli operatori è l’indipendenza dell’Authority, messa a dura prova dalla crisi finanziaria: “In questi anni – spiega il segretario generale di Assosim Gianluigi Gugliotta – Lamberto Cardia ha saputo comprendere gli interessi del mercato e assicurare al tempo stesso elevati livelli di protezione per l’investitore. Auspichiamo che il prossimo presidente possa proseguire in questa direzione, continuando a garantire l’indipendenza dell’Authority”. Un tema destinato a diventare cruciale a fronte delle possibili ingerenze della politica dovute al ruolo giocato dai governi nell’uscita dall’attuale crisi economica, “anche se in Italia ci auguriamo che questo rischio possa essere scongiurato”. Il futuro? Ecco la lista dei desiderata.
Arbitraggi regolamentari. Assosim punta il faro sulla questione del “level playing field”: “Ad oggi – spiega Gugliotta – le direttive di settore come la Mifid e di coordinamento bancario prevedono che gli intermediari possano operare in tutto il territorio dell’Unione rispettando le norme in vigore nei loro rispettivi paesi”. Questo comporta una diversa applicazione della vigilanza all’interno dello stesso paese. Basti pensare all’Italia, dove la Consob è più attenta al retail, largamente presente sui listini, a differenza per esempio del Regno Unito dove la vigilanza è più light, vista anche la presenza massiccia degli istituzionali: “Il rischio – aggiunge Gugliotta – è di una minor tutela per gli investitori italiani che operano tramite intermediari esteri presenti in Italia, oltre al fatto che esiste uno svantaggio concorrenziale sugli intermediari italiani, gravati da costi di vigilanza superiori a quelli sopportati dai competitors stranieri”. Pertanto, “parificare le prassi di vigilanza a livello europeo deve essere tra gli obiettivi del nuovo presidente, che dovrà sapersi relazionare con le autorità europee”.
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