Asset management, ipotesi di risiko

Inizio di settimana in sordina sui mercati, complice la chiusura (per il recupero della festività del 4 di Luglio, Indipendence Day) di Wall Street, con la lettera che tende a prevalere per il persistere dei timori circa la tenuta della ripresa, mentre sulle principali piazze finanziarie mondiali a movimentare la seduta sono soprattutto voci di nuove operazioni straordinarie che vanno dal settore delle infrastrutture a quello finanziario. In questo caso, in particolare, gli occhi sono puntati su UniCredit, sia perché il numero uno, Alessandro Profumo, è tornato a parlare di voglia di crescere in Germania (nel campo dei finanziamenti alle imprese e delle attività di banca d’investimento, sia perché anche il Credit Agricole, con la piattaforma Amundi (nata dalla fusione delle attività nell’asset management del gigante verde con quelle dell’altro gruppo finanziario francese, Societe Generale), potrebbe rientrare nella più ampia partita del riassetto del settore del risparmio gestito in Italia.

Un settore su cui da tempo si sono accesi i riflettori della stampa e dei mercati, visto che mentre proseguono i contatti e le discussioni tra operatori medi e medio-grandi come Azimut e Banca Mediolanum, che paiono intenzionati a svolgere un ruolo da cacciatori rispetto a soggetti più piccoli, e mentre l’Ipo di Banca Fideuram, causa volatilità dei listini, è stata rinviata a non prima di settembre-ottobre, l’attenzione resta alta in merito al destino di Pioneer Investments. Per alcuni Bankitalia starebbe con discrezione ma costantemente operando quanto meno a livello di “moral suasion” per favorire la nascita di un “campione nazionale” che potrebbe implicare la fusione tra le attività della società guidata da gennaio da Roger Yates con quelle di Eurizon Capital (attività facenti capo a Intesa Sanpaolo ma rimaste escluse dal perimetro dell’operazione Fideuram).

Una fusione che farebbe nascere un gruppo da 146 miliardi di asset under management, una cifra superiore a quella (circa 130 miliardi di euro) toccata dalla sola Pioneer Investments prima della crisi finanziaria 2008-2009 ma ancora lontana dai colossi statunitensi come Franklin Templeton, Invesco o BlackStone, ma anche da Amundi, che al momento può contare su masse gestite di poco inferiori ai 690 miliardi di euro. Così secondo alcuni proprio Amundi potrebbe essere il “terzo partner” in grado di far decollare l’operazion. Da parte sua Jean-Paul Chifflet, da tre mesi nuovo numero uno di Credit Agricole, non si sbilancia e continua a ribadire che al momento “la priorità attuale è finalizzare l’integrazione delle attività di Caam e Sgram”, ma per il futuro mai dire mai. “Abbiamo indicato, già quando abbiamo annunciato la creazione di Amundi, che la piattaforma potrà essere aperta ad altri partner” ha ammesso in un’intervista alla stampa francese lo stesso Chifflet.

Secondo voi si riferiva all’Italia, mercato da tempo tenuto sotto controllo dal gruppo francese, salito ormai al settimo posto tra le banche operanti nel Belpaese dopo la recente acquisizione di ulteriori sportelli da Intesa Sanpaolo? Aspettiamo come sempre i vostri commenti qui.

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