Sfruttare gli alti e bassi dei listini o meglio evitare ogni stress (test) da trading?

E che dire di UniCredit e Intesa Sanpaolo, “fiduciose” sugli esiti dello stress test (come del resto anche Rocca Salimbeni) nonostante siano i due maggiori player del mercato del credito italiano, con rilevanti esposizioni verso aziende del comparto delle costruzioni o della moda, oltre che su mercati dell’Est Europa, tutti segmenti a dir poco a rischio ma che i rispettivi capi azienda giudicano più che gestibili?

Come commentano molti quotidiani finanziari italiani ed europei, la voglia di “scoop” da parte degli stessi analisti rende in questi giorni assolutamente non affidabili neppure i report degli uffici studi più prestigiosi, figuriamoci le “anticipazioni” costruite su voci di corridoio raccolte dalle principali testate mondiali presso fonti non si sa bene quanto realmente informate dei fatti, visto la fitta coltre di riserbo che tuttora circonda una procedura non ancora terminata e i cui dati verranno ufficialmente resi noti tra un paio di settimane. Continuare così serve solo a chi voglia fare del trading approfittando della volatilità che in queste settimane abbonda sui listini europei, ma non porta certo alcun vantaggio agli investitori che guardano al di là dell’operatività quotidiana.

Meglio dunque staccare un poco la spina, tenendo sempre d’occhio i mercati perchè di questi tempi ogni distrazione può essere fatale ma senza cercare di strafare, in fondo il trading può essere un servizio in grado di attrarre una fascia di clientela (e infatti alcune strutture come Fineco Bank lo stanno offrendo da tempo a condizioni particolarmente competitive) ma un promotore finanziario (e a maggior ragione un consulente “fee only”) sa bene che per affrontare i mercati senza eccessivi patemi d’animo occorre disporre di un ventaglio di soluzioni da proporre alla clientela, così da minimizzare il grado di rischio (o aumentare il rendimento atteso), possibilmente senza fargli sopportare costi eccessivi.

Che poi questo voglia dire offrire prodotti gestiti, ETF, conti correnti o carte di credito starà ai singoli professionisti determinarlo in base al profilo di rischio e alle necessità prefigurategli dal singolo cliente. Senza voler a tutti i costi vendere performance o promettere rialzi “magnifici e progressivi” per i decenni a venire. Anche perchè non tutti, trader o meno che si sentano, sono in grado, promotori come clienti, di cavalcare le oscillazioni di breve e brevissimo termine di mercato. E voi che ne pensate? E’ il caso di provare a suggerire qualche “trading vincente” almeno ai clienti più aggressivi o un approccio più prudente e impostato sull’ottenimento di risultati congrui a medio termine paga di più?

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