Fusioni anti-crisi per le banche europee

Dopo la Spagna, la Grecia. Unirsi contro la crisi è la risposta che gli istituti di credito europei, sotto la regia dei governi, stanno adottando per far fronte a sottili capitalizzazioni e difficoltà di rifinanziamento. Le protagoniste di questi riassetti non sono solo le banche locali – la spina nel fianco di Madrid e della Germania – ma anche i grandi istituti. E’ il caso della Grecia, dove la Banca del Pireo, come riferisce il Sole 24ore di questa mattina, ha lanciato un’offerta per il controllo di Atebank ed Hellenic Posbank, per un totale di 701 milioni di euro. Si tratta, ha spiegato il presidente e Ceo di Banca del Pireo Michael Sallas, di “un’offerta per l’acquisizione combinata del 77,13% di Atebank e del 33,04% di Postbank, che sono di proprietà del governo greco”.

L’operazione, che consentirebbe di creare il più grosso gruppo bancario ellenico per prestiti e depositi, risponde all’appello lanciato dal ministro delle finanze George Papacostantinou, di avviare un processo di consolidamento bancario per acquisire le dimensioni necessarie a fronteggiare le sfide e competere sul fronte internazionale.

E mentre la Grecia avvia il riordino dei suoi istituti, la Spagna, che questo processo lo ha cominciato già da qualche mese, è prossima a concluderlo. Dopo un maxi finanziamento da 800 milioni di euro da parte della Banca Centrale, la Cajasur è vicina al passaggio di proprietà. Entro la settimana uno dei due istituti rimasti nella short list – Unicaja e Bbk – potrebbe aggiudicarsi la banca controllata dalla curia spagnola. Con questa operazione Madrid porta a termine le fusioni tra le casse di risparmio regionali, le Caja appunto, scese a 18 da 45 nel giro di un paio di mesi. Generalmente controllate dagli enti locali, le casse rappresentano la metà del sistema finanziario spagnolo, crollate all’indomani dello sboom mobiliare a causa delle perdite sui mutui erogati negli anni d’oro del real estate, tra il 2002 e il 2007.

Diversa è la situazione per le Landesbanken tedesche. Qui il problema è doppio: i costi di finanziamento e i titoli tossici in portafoglio, entrambi aumentati a partire dal 2005. Quando, cioè, la Commissione europea è intervenuta togliendo loro le garanzie sui depositi (erano infatti le sole a beneficiarne, con conseguente distorsione della concorrenza), spingendole in questo modo a diversificare le attività e a rivolgersi i mercati. Molto, della loro situazione, si saprà il prossimo 23 luglio, giorno della pubblicazione degli stress test. Con qualche possibile sorpresa all’orizzonte.

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